In Siria nuovi raid aerei su Idlib hanno causato almeno 23 vittime
Il ministero degli esteri turco accusa la Russia e porta il bilancio a circa 60 morti e circa 200 feriti. Intanto le autorità curde chiudono ai profughi in fuga dall'Isis
Il ministro degli Esteri turco ha accusato l’aeronautica russa di aver colpito un ospedale e una moschea nella città di Idlib, nel nord della Siria, sotto il controllo dei ribelli, causando la morte di oltre 60 persone e ferendone circa 200, martedì 31 maggio 2016.
Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno riferito che le autorità curde hanno impedito ai civili che fuggono dall’offensiva dell’Isis nel nordovest del paese di entrare nelle aree sotto il loro controllo in risposta agli attacchi di alcuni gruppi ribelli nell’area di Aleppo sotto il controllo curdo.
Il ministro turco in una dichiarazione ha chiesto alla comunità internazionale di reagire prontamente contro gli “indifendibili” crimini perpetrati dalle amministrazioni russa e siriana.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani aveva in precedenza riferito di bombardamenti aerei russi durante la notte sulla città di Idlib, che si trova a circa 60 chilometri da Aleppo, che avrebbero provocato almeno 23 vittime, bilancio assolutamente provvisorio, inclusi sette bambini.
Un portavoce del ministero della difesa russo, Igor Konashenkov ha dichiarato che gli aerei russi non hanno compiuto alcuna missione di combattimento e perciò non possono essere responsabili dei bombardamenti su Idlib.
Tra i gruppi ribelli che controllano Idlib c’è anche il Fronte al-Nusra, l’affiliato siriano di al-Qaeda.
Durante il fine settimana, l’avanzata dei miliziani del sedicente Stato islamico verso la cittadina di Marea, a nord di Aleppo, in mano all’opposizione sostenuta dai turchi, ha costretto i civili a fuggire.
L’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu (Ocha) ha riferito che circa duemila persone sono riuscite a lasciare Marea e la vicina Sheikh Issa, che sono state circondate dalle forze del sedicente Stato islamico il 27 maggio.
“Tuttavia, si stima che settemila civili rimangono intrappolati all’interno dell’area a causa delle restrizioni imposte dalle autorità curde”, ha aggiunto l’Ocha spiegando che si tratta di una ritorsione per gli attacchi subiti da Sheikh Maqsoud, il quartiere curdo di Aleppo, da parte di alcune forze ribelli.
Le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per gli ottomila siriani intrappolati dai combattimenti a nord di Aleppo, dove sono coinvolti tutte le principali parti in conflitto: i ribelli che si stanno scontrando con l’Isis hanno anche ingaggiato scontri con le milizie curde del Ypg, che controllano larghe porzioni di terreno a ovest di Marea.
Contemporaneamente, le autorità di Azaz, una cittadina sotto il controllo dei ribelli vicino al confine con la Turchia, ha dato istruzioni perché non vengano fatti entrare in città i profughi che fuggono dai territori in mano all’Isis, per paura che tra di loro si nascondano infiltrati.