Putin sospende un accordo sul disarmo nucleare
Il patto siglato con Washington 16 anni fa impegnava Russia e Stati Uniti a smaltire il plutonio in eccesso destinato alle armi nucleari
Il presidente russo Vladimir Putin ha sospeso lunedì 3 ottobre 2016 un trattato con gli Stati Uniti sullo smaltimento del plutonio, segnalando la volontà di usare il disarmo nucleare come merce di scambio nelle dispute con Washington riguardo l’Ucraina e la Siria.
Alla fine della Guerra Fredda, Russia e Stati Uniti avevano firmato una serie di accordi per ridurre i loro arsenali nucleari, accordi che sono rimasti in piedi nonostante il deterioramento delle relazioni tra i due paesi nell’era Putin.
Ma lunedì, il presidente russo ha emanato un decreto che sospende l’accordo sul plutonio, siglato nel 2000 e riconfermato nel 2010 dall’allora segretario di Stato Hillary Clinton, il quel prevede che entrambe le parti smaltiscano il plutonio in eccesso originariamente destinato alla produzione di armi nucleari.
Il Cremlino ha riferito che questa iniziativa è una risposta precisa agli atti ostili di Washington nei confronti di Mosca.
La sospensione dell’accordo ha implicazioni pratiche limitate. Tuttavia ha un impatto simbolico importante, soprattutto perché è stato messo apertamente in relazione alle crescenti tensioni tra i due paesi.
“Il decreto di Putin potrebbe indicare che altri accordi di cooperazione sul disarmo nucleare tra gli Stati Uniti e la Russia sono a rischio”, ha commentato la Stratfor, un’agenzia di consulenza americana.
“Questa decisione è probabilmente il tentativo di far pagare a Washington il prezzo di aver interrotto il dialogo sulla Siria e su altre questioni”.
Infatti, il segretario di Stato americano John Kerry aveva dichiarato la settimana scorsa che Washington avrebbe potuto interrompere i rapporti con Mosca in merito alla guerra in Siria se la Russia non avesse immediatamente agito per fermare la spirale di violenza nel paese e l’annuncio della rottura è arrivato ieri sera.
I diplomatici occidentali ritengono che la fine dei colloqui sulla Siria potrebbe lasciare Mosca senza vie d’uscita dalla sua operazione militare nel paese. In effetti, l’intervento russo sarebbe dovuto durare pochi mesi, eppure sta entrando nel suo secondo anno.
Oltre ad aver emanato il decreto che ordina la sospensione dell’accordo sul plutonio, Putin ha anche sottoposto una proposta di legge sulla sospensione stessa al parlamento.
La bozza lega la sospensione a una lista di vertenze nei confronti degli Stati Uniti. Propone infatti che le condizioni per riprendere la cooperazione sull’accordo siano il ritiro delle sanzioni imposte sulla Russia per via del conflitto in Ucraina, il pagamento di un risarcimento per quelle stesse sanzioni, e la riduzione della presenza militare americana nell’Europa dell’est ai livelli del 2000.
Ma queste richieste potrebbero, con tutta probabilità, apparire fuori questione a Washington.
“L’amministrazione Obama ha fatto tutto quello che poteva per distruggere l’atmosfera di fiducia che avrebbe potuto incoraggiare la cooperazione”, ha dichiarato il ministero degli Esteri russo commentando la sospensione dell’accordo.
“L’iniziativa che la Russia è stata costretta a prendere non è intesa a peggiorare le relazioni con gli Stati Uniti. Vogliamo che Washington capisca che non può introdurre sanzioni contro di noi quando non vanno a intaccare gli interessi degli americani e allo stesso tempo instaurare una collaborazione selettiva nelle aree che gli fanno comodo”.
In merito all’accordo, inoltre, Mosca ha dichiarato che gli Stati Uniti non hanno tenuto fede ai loro obblighi. Ma il decreto emanato del Cremlino assicura che, nonostante la sospensione, il plutonio russo non verrà utilizzato per gli armamenti.
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