Dopo la Brexit e il crollo della sterlina è boom di turismo nel Regno Unito
Sia gli stranieri, attratti dal cambio favorevole, che i britannici, quest'anno più che in passato hanno deciso di trascorrere le vacanze nel Regno Unito
L’unico aspetto positivo della Brexit per il Regno Unito sembra riguardare l’industria del turismo.
Nonostante la valanga di previsioni economiche cupe per i britannici, infatti, qualche notizia positiva potrebbe arrivare per i siti turistici, dalla Cornovaglia alle Cotswolds, passando per le località balneari della costa.
Secondo quanto sostiene il Washington post, gli statunitensi stanno già arrivando nel Regno Unito. E gli europei anche. Improvvisamente è diventato quasi facile trovare stanze di hotel a Londra a prezzi accessibili dal momento che la sterlina è al suo valore più basso da tre decenni a questa parte, sia nei confronti del dollaro, che dell’euro e di altre valute asiatiche.
È dunque un buon momento per gli stranieri che arrivano nel Regno Unito attirati dal cambio favorevole della sterlina. Ma allo stesso tempo sono gli stessi britannici che, invece di andare all’estero per le vacanze, rimangono nelle località turistiche del loro paese. “I britannici potrebbero dire addio a Maiorca e ciao Blackpol”, secondo il quotidiano statunitense, anche se, secondo gli istituti britannici del turismo è presto per dirlo con certezza.
Secondo il quotidiano britannico The Guardian la percentuale di turisti cinesi che si recheranno nel Regno Unito aumenterà addirittura del 20-30 per cento nel mesi estivi. Tuttavia, anche se nel breve periodo il crollo della sterlina è destinato a portare benefici, il timore del quotidiano è che siano vantaggi solo illusori e che nel lungo periodo una congiuntura economica sfavorevole possa riversarsi anche sull’industria del turismo e che possa essere “svalutato il marchio turistico Union Jack”.
Alla vigilia del voto sulla Brexit, Michael O’Leary, capo della compagnia aerea Ryanair aveva lanciato un super sconto di 24 ore con la vendita di voli a 9,99 sterline dal Regno Unito verso altre città europee. La compagnia irlandese sperava che i britannici si sarebbero espressi a favore della permanenza nell’Unione europea.
O’Leary aveva messo in guardia i britannici dicendo che la Brexit avrebbe significato l’avvio di una nuova epoca fatta di viaggi più costosi verso l’Europa continentale.
“Sul serio i britannici rimarranno in patria quest’estate e faranno ritorno a località come Margate, spesso prese in giro dalla stampa britannica e definite come i luoghi turistici dei bassifondi?”, si chiede il Washington Post.
Le piccole città turistiche inglesi della costa hanno votato in massa per lasciare l’Unione europea. Erano meta privilegiata delle vacanze al mare dei britannici prima che questi fossero attirati dalle tariffe internazionali a basso costo verso il sud della Spagna o le isole Greche.
La Tourism Alliance, un’associazione di categoria degli operatori turistici, ha previsto che il crollo della sterlina verificatosi nel post Brexit, farà diminuire i viaggi all’estero ma potrà incoraggiare una sorta di “Staycation 2”, un turismo domestico sulla scia di quello che ha seguito la crisi finanziaria del 2008, quando un gran numero di turisti britannici aveva deciso di rinunciare alle vacanze all’estero a beneficio di quelle in patria.
I funzionari del turismo britannici hanno riportato un picco nelle ricerche on-line per i voli e le prenotazioni alberghiere in Inghilterra, Galles e Scozia dopo il voto sulla Brexit.
Lo scorso anno, i britannici hanno speso sostanzialmente più denaro all’estero rispetto a quello entrato nel Regno Unito per le vacanze da parte di turisti spagnoli.
E ancora, anche secondo la Automobile Association, un britannico su 14 tra quelli che avevano progettato di viaggiare all’estero quest’estate, rimarrà a casa a fare le “staycation” nel Regno Unito.
“A Liverpool si sta verificando un picco di visitatori statunitensi. Sul sito dell’Isola di Wight c’è un significativo traffico e nello Yorkshire si prevede un boom, in particolare nelle feste nazionali. E il tempo qui è favoloso”, ha detto Patricia Yates, direttrice di VisitBritain.
Secondo Yates vi erano segni della crescente popolarità delle “staycations” anche prima Brexit. Nel primo trimestre del 2016, 7,3 milioni di cittadini britannici sono rimasti in vacanza nel Regno Unito, in crescita del 10 per cento rispetto allo stesso periodo del 2015.
Uno dei motivi è stato individuato nel timore per la sicurezza, dal momento che è cresciuta la preoccupazione per mete turistiche un tempo popolari come la Tunisia a causa degli attacchi terroristici.
Ufi Ibrahim, a capo della British Hospitality Association, un organismo di settore, ha detto che è troppo presto per dire se l’indebolimento della sterlina porterà a un’espansione dell’industria del turismo, tuttavia, ha ammesso, “c’è un vero senso di ottimismo, di speranza, di opportunità e il desiderio di cogliere questa opportunità”.
Secondo l’Institute of hospitality, i turisti europei più presenti nel Regno Unito sono i francesi (1,9 milioni), tedeschi (1,4 milioni), italiani (855mila), spagnoli (680mila), olandesi (665mila).