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Home » Esteri

Chi sono i ministri del nuovo governo britannico guidato da Theresa May

Immagine di copertina

Hammond sarà il nuovo cancelliere dello scacchiere, Johnson, ex sindaco di Londra e tra i principali sostenitori di Brexit, sarà il nuovo ministro degli Esteri

Theresa May, la nuova prima ministra britannica, ha scelto la composizione della sua squadra di governo, dopo aver ricevuto ieri, 13 luglio, l’incarico dalla regina Elisabetta di formare un nuovo esecutivo. Ecco chi sono i membri dell’esecutivo del Regno Unito:

Boris Johnson, l’ex sindaco di Londra e tra i principali sostenitori della Brexit, ha ricevuto l’incarico di ministro degli Esteri, dopo che qualche giorno fa aveva rifiutato di correre per la leadership del partito conservatore e diventare premier.

Il nuovo cancelliere dello scacchiere, ovvero il ministro delle Finanze, sarà invece Philip Hammond, che nel governo Cameron ricopriva il ruolo di ministro degli Esteri. 

David Davis, euroscettico sarà a capo del nuovo ministero per la Brexit, mentre Liam Fox andrà al Commercio internazionale, un ruolo cruciale dal momento che il Regno Unito fuori dall’Ue dovrà rinegoziare le sue relazioni commerciali con il resto del mondo. 

Ambra Rudd, l’attuale ministra per l’Energia, prenderà il posto che nel governo Cameron era stato di Theresa May, ovvero gli Affari interni. Michael Fallon rimarrà alla Difesa, come già nel precedente governo Cameron. 

Il dicastero della Giustizia va invece a Liz Truss, preferita da Theresa May a Micheal Gove. Justine Greening è la nuova ministra dell’Istruzione, con la delega all’uguaglianza di genere. 

Riconfermato invece il ministro della Salute, Jeremy Hunt, mentre Priti Patel ottiene il dicastero per lo Sviluppo internazionale. Sajid Javid è il nuovo ministro delle Comunità.

Andrea Leadsom, che ha affrontato May nell’ultimo round per la leadership del partito conservatore, è stata designata segretario all’Ambiente.

Damian Green ottiene il dicastero per il lavoro e le pensioni. Greg Clarke è il nuovo segretario per il Commercio, l’Energia e la Strategia industriale.

David Mundell resta segretario di Stato per la Scozia, mentre Alun Cairns conserva il posto di segretario di Stato per il Galles. James Brokenshire, che ha lavorato all’Interno con May, sottrae a Theresa Villiers il posto di segretario di Stato per l’Irlanda del nord.

Karen Bradley, ex segretario dell’Home Office britannico, sostituisce John Whittingdale al ministero per la Cultura, i Media e lo Sport.

Chris Grayling ha ottenuto il ministero dei Trasporti. La Baronessa Evans diventa la presidentessa della Camera dei Lord.

David Gauke è il nuovo segretario in capo al Tesoro e David Lidington è il nuovo presidente della Camera dei Comuni.

Ai vertici del partito conservatore britannico si piazzano Gavin Williamson (chief whip, carica di controllo sui parlamentari del partito) e Patrick McLoughlin (presidente). Infine, Jeremy Wright resta procuratore generale.

Al nuovo esecutivo toccherà il compito non semplice di riunire le fratture nel partito conservatore, ricucire il paese fortemente spaccato dal dibattito referendario e condurre il Regno Unito fuori dall’Unione europea. 

Parlando dopo la sua nomina come nuovo ministro degli esteri, Johnson ha detto alla Bbc: “Ovviamente sono molto, molto orgoglioso di questa chance. Chiaramente ora abbiamo una grande opportunità per ottenere un grande successo nel nostro rapporto con l’Europa e con il resto del mondo e sono molto eccitato di essere stato chiamato a svolgere un ruolo in questo”.

Il ruolo di Johnson come ministro degli Esteri è un incarico molto più importante di quello che molti a Westminster si aspettavano dopo la sua decisione dell’ultimo minuto di non presentarsi come leader conservatore. Ma con Davis a negoziare i dettagli di Brexit, e Fox come responsabile del commercio internazionale, l’ex sindaco di Londra rischia di avere un ruolo meno incisivo rispetto ai suoi predecessori, come ministro degli Esteri.

Theresa May ha promesso di combattere per eliminare l’ingiustizia nella società britannica per creare una unione “tra tutti i nostri cittadini”, ha detto nel discorso inaugurale a Downing Street, facendo spesso riferimento alla classe media e operaia.

Nell’insediamento come nuova premier ha ribadito anche che “Brexit significa Brexit” e quindi non ci sarà spazio per un altro referendum, come chiesto da più parti. 

Ha inoltre promesso un ampio numero di donne nel suo gabinetto, andando oltre i numeri del precedente governo Cameron, in cui un terzo dei membri dell’esecutivo erano donne.

Tanti i leader internazionali che le hanno fatto le loro congratulazioni, dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, al presidente francese, Francois Hollande, passando per il primo ministro irlandese, Enda Kenny.

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