Un’isola messa in ginocchio dall’Australia
Il centro detenzioni australiano nello stato-isola di Nauru ospita richiedenti asilo in condizioni disumane
L’Australia ha delle leggi molto severe verso i richiedenti asilo, che siano adulti o bambini. I richiedenti asilo sono rinchiusi in centri di detenzione fuori dai confini australiani in isole e nazioni dell’Oceania come Nauru e Papa Nuova Guinea durante il periodo in cui vengono considerate le loro domande.
A volte questo significa che restano in questi centri per oltre 18 mesi. Spesso sono poi reinsediati all’interno delle comunità locali di queste isole, contro il loro volere e senza molte speranze per il futuro.
Il centro detenzioni dell’isola-stato di Nauru è sotto i riflettori da anni a causa di polemiche riguardo le condizioni di vita dei profughi al suo interno. La recente pubblicazione di uno studio condotto dall’ex commissario dell’integrità Philip Moss, ha rivelato gli abusi subiti dai detenuti e le pessime condizioni di vita al centro.
Lo studio di Moss all’interno del centro detenzioni gestito dall’Australia, ha raccolto varie accuse tra cui quella di stupro di un bambino, violenza sessuale nei confronti di donne in cambio di accesso alla doccia e favori personali, di scambi di droghe e di casi di autolesionismo diffusi anche tra minori.
“Il centro a Nauru dovrebbe essere chiuso e tutti i richiedenti asilo dovrebbero essere rispediti in Australia,” ha dichiarato Amnesty International. “Amnesty non vede alcuno scopo nella detenzione dei richiedenti asilo a Nauru, oltre a quello di penalizzarli per aver cercato asilo”.
Il governo in carica del premier Tony Abbott offre significative compensazioni a quei profughi che volontariamente si offrono di rientrare nel proprio Paese di origine e si dice anche pronto a pagare altre nazioni disposte ad ospitarli. Infatti proprio nei mesi scorsi, il governo australiano aveva firmato un accordo con la Cambogia di circa 31 milioni di euro l’anno in aiuti, che prevedeva il reinsediamento “volontario” degli immigrati nel Paese asiatico, in cui 4,8 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà.
I profughi avevano rifiutato il trasferimento e continuano fino ad oggi le proteste contro le leggi sull’immigrazione australiana nei vari centri di detenzione. Qualcuno si cuce le labbra, qualcuno fa lo sciopero della fame, e qualcuno, pur di mettere fine alle proprie sofferenze, tenta il suicidio.
La Repubblica di Nauru è un’isola di 21 chilometri quadrati situata nell’Oceano Pacifico a nord-est dell’Australia e a 42 chilometri a sud dell’equatore. Ha ottenuto l’indipendenza nel 1968 ed è la repubblica indipendente più piccola al mondo.
Il 93 per cento della popolazione parla il nauruano, una lingua del Pacifico parlata solamente in loco e diversa da tutte le altre.
Ha 9488 abitanti.
L’età media è di 66 anni.
Il 71 per cento della popolazione soffre di obesità, disturbo per cui Nauru è il secondo Paese al mondo.
Nauru non ha un esercito.
L’Australia e la Cina sono gli unici due Paesi ad avere un’ambasciata a Nauru.
Le entrate di questa piccola isola provenivano principalmente dall’esportazione di fosfato, di cui era un tempo molto ricca. Questo ha fatto sì che vi siano state aperte numerose miniere di superficie che hanno lasciato devastato e incoltivabile circa l’80 per cento del terreno.
Alla fine del ventesimo secolo, il boom del fosfato di Nauru era già terminato. Le riserve del Paese erano quasi del tutto esaurite e nonostante Nauru non avesse mai dovuto dipendere dall’aiuto di donatori esteri, aveva raggiunto uno stallo economico proprio nel periodo in cui l’allora premier australiano John Howard stava cercando un luogo lontano dalla sua giurisdizione in cui alloggiare i richiedenti asilo. Nel 2001, fu quindi sottoscritto il Pacific Solution in cui Nauru accettava di ospitare un centro detenzioni per richiedenti asilo in Australia in cambio di aiuti economici.
Nell’agosto del 2001, il governo di centro-destra guidato dal premier John Howard rifiutò il permesso di entrare in acque australiane al mercantile norvegese MV Tampa con a bordo 438 profughi, principalmente Hazara afghani in fuga dalla guerra, che erano stati soccorsi da un peschereccio in difficoltà.
Il 29 agosto, il Capitano Rinnan del MV Tampa, sempre più preoccupato per la condizione e la sicurezza dei profughi, dichiarò lo stato di emergenza ed entrò in territorio australiano senza permesso.
“Siamo noi a decidere chi entra in questo paese e le circostanze in cui lo fa”, aveva dichiarato il premier Howard, nel tentativo di ottenere una rielezione.
La nave fu imbarcata dalle forze speciali australiane e i rifugiati vennero dirottati a Nauru, dove sarebbero stati raggiunti da molti altri dopo l’ufficializzazione del Pacific Solution.
Iraniani, Cingalesi, Afghani e un’alta percentuale di apolidi. Sono queste le nazionalità di origine più diffuse dei richiedenti asilo nei centri di detenzione off-shore australiani.
A Nauru ci sono 596 uomini,164 donne e 135 bambini (dicembre 2014).
La struttura del centro detenzione di Nauru
Gli 895 richiedenti asilo di Nauru sono ospitati in due tendopoli recintate. Le tende in vinile catturano l’umidità e, in giornate di sole, le temperature al loro interno possono raggiungere i 40 gradi centigradi, rendendo impossibile restare nella tenda durante il giorno. In giorni di pioggia invece, la tendopoli si allaga velocemente. Inoltre, le tende non garantiscono alcuna privacy e possono essere abitate da un massimo di 22 persone.
I rifugiati a Nauru vivono insieme alla comunità locale, molto spesso emarginati e presi di mira. Un decreto del governo gli vieta di visitare le scuole, gli ospedali, il porto e l’aeroporto ma, per il resto, sono liberi di spostarsi sull’isola. Gli è inoltre vietato radunarsi in gruppi di più di tre persone.
I richiedenti asilo, invece, vivono all’interno dei centri in attesa di una risposta alla loro domanda. Lentamente, i centri si stanno evolvendo verso una forma di “detenzione aperta”, dove è concesso ai detenuti di uscire dal centro durante il giorno.
Molti detenuti sono rinchiusi nel centro detenzione di Nauru da 18 mesi. I richiedenti asilo all’interno del centro stanno portando avanti una campagna pacifica di non-collaborazione, rifiutandosi di frequentare le lezioni o di parlare con gli operatori sociali.
I rifugiati, invece, stanno organizzando continue proteste nelle piazze di Nauru, lamentandosi del loro reinsediamento e delle poverissime condizioni di vita sull’isola. La polizia non esita a usare la violenza o ad effettuare arresti per disperdere la folla.
C’è chi sostiene che non è un crimine cercare asilo e che quando si è perseguitati e discriminati nel proprio paese di origine, è un diritto quello di fuggire e non ha importanza come si arrivi alla destinazione prescelta. Il governo australiano non sembra essere d’accordo, come è reso ovvio in questo spot contro l’immigrazione che promuove l’Operazione Confini Sovrani, cominciata il 18 settembre 2013, con il giuramento del governo guidato da Abbott.