Oltre 600 persone sono morte nei centri per migranti e nelle prigioni malesi dal 2015
I dati sono stati diffusi dal gruppo per i diritti umani della Malesia Suhakam, che denuncia la situazione nei centri detentivi del paese
Il gruppo per i diritti umani nazionale della Malesia ha affermato martedì 4 aprile che più di 600 persone sono morte all’interno dei centri di detenzione per i migranti e delle prigioni negli ultimi due anni, e ha chiesto una riforma immediata di questo settore.
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Nel suo report del 2016, il gruppo, conosciuto con il suo nome malese Suhakam, ha affermato che più di 100 morti sono avvenute nei centri di detenzioni per i migranti e 521 sono state le morti in prigione tra il 2015 e il 2016.
Secondo l’agenzia di stampa Reuters più della metà dei morti nei centri per migranti proviene dalla Birmania.
Secondo Suhakam gran parte delle morti deriva da malattie presenti in tutte le prigioni e i centri di detenzione e il governo dovrebbe cercare di migliorare le condizioni e l’assistenza sanitaria.
“C’è uno scarso interesse nei diritti umani dei detenuti”, ha affermato il direttore Razali Ismail. “Questa attitudine si ritrova nelle priorità del governo nel bilancio e nelle risorse messe a disposizione”.
In particolare, secondo Ismail, nei centri di detenzione per migranti le persone vivono lunghi periodi senza la possibilità di movimento o di dormire in condizioni decenti, tanto da arrivare a vivere in situazioni “inumane”.
Alcuni ex detenuti delle prigioni e dei centri per migranti hanno denunciato di aver vissuto ricevendo quantità di cibo non sufficienti, con scarse condizioni di igiene e mancanza di acqua, oltre ad aver affrontato malattie contagiose. Questi testimoni raccontano inoltre delle violenze subite da loro o da altri detenuti.
Il documento diffuso da Suhakam mostra che i detenuti sono morti principalmente per infezioni ai polmoni, problemi cardiaci e leptospirosi. Nessuna causa è stata attribuita alla morte di circa 50 persone.
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