Il presidente della Macedonia ha bloccato la formazione di un nuovo governo
Gjorgje Ivanov ha deciso di non conferire il mandato al leader dell'opposizione Zoran Zaev per proteggere l'unità del paese
Il presidente macedone Gjorgje Ivanov si è rifiutato di conferire l’1 marzo il mandato di formare il nuovo governo al leader dell’opposizione socialdemocratica Zoran Zaev. Secondo Ivanov si metterebbero in pericolo la sovranità, l’unità e l’indipendenza della Macedonia.
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Il riferimento del presidente è alla richiesta dei partiti della minoranza albanese con i quali Zaev aveva detto di aver trovato un’intesa per una nuova coalizione di governo. Richieste che riguardano un notevole rafforzamento dell’autonomia della comunità albanese – che rappresenta il 25 per cento della popolazione – in Macedonia, a partire dalla proclamazione dell’albanese come seconda lingua ufficiale, al pari del macedone.
Tra le altre richieste ci sono anche quella di assumere su basi paritarie negli uffici statali i cittadini di etnia albanese, i libri di testo scolastici e le scritte in doppie lingue su tutte le insegne e i cartelli stradali, oltre a semplificazioni procedurali alle frontiere con Albania e Kosovo.
Il presidente Ivanov ha definito queste richieste inammissibili. Secondo lui, si tratterebbe di una piattaforma programmatica messa a punto in un paese straniero “con l’obiettivo di rompere l’unità e la sovranità di Skopje”.
“Il contenuto della piattaforma è contrario all’ordine costituzionale”, secondo Ivanov che aggiunge che così si rischia di entrare in una crisi ancora più grave.
Il mandato di formare il governo era stato affidato a Zoran Zaev, leader dell’opposizione, dopo il primo tentativo fallito di creare un esecutivo a guida dell’ex premier conservatore Nikola Gruevski. Quest’ultimo aveva rimesso il mandato in seguito al suo rifiuto di accettare le condizioni poste dai partiti della minoranza albanese.
Negli ultimi giorni alcuni sostenitori di Gruevski sono scesi in piazza denunciando il pericolo di una perdita di sovranità e di una divisione del paese, portando anche ad alcuni tafferugli per le strade della capitale.
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