Le violazioni dei diritti umani nelle piantagioni dell’olio di palma
Un'indagine di Amnesty International sul più grande coltivatore di palme da olio in Indonesia svela un quadro preoccupante sull'eticità dei prodotti
Il 30 novembre Amnesty International ha pubblicato un rapporto intitolato “Il grande scandalo dell’olio di palma: violazioni dei diritti umani dietro i marchi più noti”.
Si tratta di un’indagine sulle piantagioni dell’Indonesia che appartengono al più grande coltivatore mondiale di palme da olio. La Wilmar rifornisce nove aziende di fama mondiale: Afamsa, Adm, Colgate-Palmolive, Elevance, Kellogg’s, Nestlé, Procter & Gamble, Reckitt Benckiser e Unilever.
Dall’indagine emerge che i prodotti distribuiti da queste aziende contengono olio di palma ottenuto attraverso gravi violazioni dei diritti umani in Indonesia, dove bambini anche al di soli otto anni lavorano in condizioni pericolose.
Le ricerche di Amnesty International hanno rintracciato olio di palma lavorato da raffinerie e frantoi proveniente dalle piantagioni esaminate, in sette aziende, fatta eccezione per Procter & Gamble e Unilever. Solo Kellogg’s e Reckitt Benckiser hanno accettato di fornire dettagli sui prodotti coinvolti.
“Le aziende stanno chiudendo un occhio di fronte allo sfruttamento dei lavoratori nella loro catena di fornitura”, ha dichiarato Meghna Abraham, membro di Amnesty International che ha condotto l’indagine. “Nonostante assicurino il contrario, continuano a trarre benefici da terribili violazioni dei diritti umani. Le nostre conclusioni dovrebbero scioccare tutti quei consumatori che pensano di fare una scelta etica acquistando prodotti in cui si dichiara l’uso di olio di palma sostenibile”.
Amnesty International avvierà una campagna per chiedere alle aziende di far chiarezza sulla loro posizione. Sarà chiesto di far sapere ai consumatori se l’olio di palma contenuto in alcuni noti prodotti come il gelato Magnum, il dentifricio Colgate, i cosmetici Dove e la zuppa Knorr provenga o meno dalle piantagioni indonesiane della Wilmar.
L’inchiesta è stata fatta attraverso una serie di interviste a 120 lavoratori delle piantagioni di proprietà di due sussidiarie della Wilmar e per conto di tre fornitori di quest’ultima nelle regioni indonesiane di Kalimantan e Sumatra.
I risultati del rapporto riportano uno stato di sfruttamento delle donne costrette a lavorare per molte ore con un compenso inferiore alla paga minima, prive di assicurazione sanitaria e di trattamento pensionistico; impiego di bambini al di sotto degli otto anni per attività pericolose e fisicamente logoranti; lavoratori privi di strumenti protettivi per la propria salute e alcuni gravemente intossicati da paraquat, un agente chimico messo al bando nell’Unione europea.
La Wilmar ha ammesso l’esistenza di problemi relativi al lavoro nelle sue attività. Nonostante ciò, l’olio di palma proveniente da tre delle cinque piantagioni indonesiane su cui Amnesty International ha indagato è stato certificato come “sostenibile” dal Roundtable on Sunstainable Palm Oil, un organismo istituito nel 2004 dopo uno scandalo ambientale.