Perché i rifugiati siriani hanno lo smartphone? Ecco il motivo
Molti credono che se i migranti hanno i soldi per acquistare uno smartphone, in realtà non abbiano poi così bisogno di cercare fortuna in Italia. Ma non è così
Quelle persone che fuggono dalla guerra in Siria non sono
poveri. Guarda, hanno tutti gli smartphone!”
Questa è la denuncia, noiosa e priva di fondamento, che sta
ribollendo via social nelle ultime settimane. Possedere un telefono cellulare,
a quanto pare, dovrebbe togliere a una persona il diritto di asilo politico e
costringerla a morire, insieme alla famiglia, in guerra.
Questa posizione potrebbe apparire superficialmente xenofoba
e più di qualcuno – alcuni politici di destra in primis – sta cercando di
strumentalizzarla per fomentare lo stato d’animo dell’opinione pubblica nei
confronti del rifugiati del Medio Oriente.
In realtà si tratta di una posizione progressista, che però
è mutata nel corso delle settimane.
Se prima i migranti venivano dipinti come “persone non
qualificate che vogliono solo i nostri privilegi”, e quindi bisognava lasciarli
fuori dai confini per proteggere la “nostra specie”, ora che sono diventati
“ricchi perché hanno lo smarphone” vanno comunque lasciati fuori dai confini
per “dare priorità ai nostri connazionali in difficoltà”.
In ogni caso, questa posizione “progressivamente xenofoba” solleva
una domanda interessante: esattamente, perché dovremmo essere sorpresi che
queste persone, provenienti in larga parte dalla Siria, posseggano gli
smartphone?
La Siria non è un paese ricco ma non è nemmeno un paese povero
(come ha capito la Merkel). Secondo il report della World Bank si classifica
come paese a “reddito medio-basso”. Nel 2007, ultimo anno di statistiche
disponibili, il reddito nazionale lordo pro-capite era di 1.850 dollari
americani. Comunque maggiore di quello egiziano, fermo a quota 1.620 dollari.
Ma c’è un altro dato da tenere in considerazione: la quota
di penetrazione in Siria della telefonia mobile, secondo il Factbook della CIA,
è dell’87 per cento, vale a dire 87 telefoni ogni 100 persone. In Egitto è del
110 per cento, in Inghilterra del 123 per cento.
Nel 2011, durante la Primavera Araba, abbiamo visto migliaia
di egiziani scendere in piazza e usare il potere dei loro smartphone per
mobilitare la popolazione alla rivolta attraverso il tam-tam su applicazioni e
social media.
Ed ecco che si pone un’altra interessante domanda: perché
accettiamo che l’Egitto possa avere un quantitativo di telefoni sufficiente a
scatenare una rivoluzione ed essere sorpresi quando un paese più ricco, come la
Siria, presenti una situazione simile?
Ora sappiamo due cose: che la Siria non è “povera in canna”
e che ci sono un sacco di telefoni cellulari. Ma perché gli smartphone? Anzi:
perché no? In Occidente è normale possedere pc, portatili, tablet e smartphone.
Ma se doveste rinunciare ad uno dei vostri beni e vivere con
1.850 dollari l’anno, dopo vestiti e cibo, cosa vorreste acquistare la prossima
volta? È difficile pensare ad una cosa più utile di uno smartphone. Soprattutto
se si sta fuggendo di casa per raggiungere una meta sconosciuta e lontanissima.
Anche perché oggi si può acquistare uno smartphone – dotato
di telecamera, fotocamera e collegamento a internet – per meno di 100 dollari,
e per il calo dei prezzi bisogna ringraziare proprio gli occidentali, abituati
a sostituire i telefoni con gli ultimi modelli, facendo crollare quindi il
valore (e il costo) dei modelli più “anziani”.
Il succo del discorso è che chiunque, “persino” un rifugiato
siriano, può permettersi di possedere uno smartphone. Quindi non c’è da motivo per
essere sorpresi nel guardare quelle foto che ritraggono i siriani alle prese
con i loro cellulari.
* Questo articolo è stato inizialmente pubblicato dalla redazione di Infiltrato.it con il titolo Sorpreso che i rifugiati siriani abbiano lo smartphone? Scusa ma sei un idiota: ecco perchè e viene ripubblicato su TPI con il consenso degli autori.