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Home » News

Se la proposta di matrimonio di Fedez alla Ferragni ci infastidisce tanto, forse abbiamo un problema

Immagine di copertina

Li condanniamo, ma siamo i primi che in fondo ci dilettiamo nel far sapere al mondo cosa mangiamo, dove dormiamo, su che treno viaggiamo, come amiamo. Cosa ci disturba?

Lei è Chiara Ferragni, influencer, fashion blogger, fattura quasi 10 milioni di euro all’anno. Lui è Fedez, all’anagrafe Federico Leonardo Lucia, uno dei rapper italiani più in vista del momento, il musicista più popolare sul web e amato da migliaia di adolescenti e non.

— Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come

Da quando, il 6 maggio 2017, Fedez ha deciso di chiedere ufficialmente la mano di Chiara Ferragni in pubblico, sul palco dell’Arena di Verona, di fronte a migliaia di persone e per giunta cantando un brano scritto ad hoc, sui social network non si parla d’altro.

Sì, sul web non si parla d’altro e per di più non si fermano le polemiche sulle due stelle della rete che sulla loro unione stanno costruendo una fortuna.

E pare sia proprio questa spettacolarizzazione dell’amore a infastidire così tanto. La mercificazione di un sentimento pare sia mal tollerata da una parte del popolo del web che non riesce proprio a farsi una ragione di come due icone dello show business abbiano deciso di ufficializzare la loro unione.

Giovani, belli, famosi e ricchi: le carte in regola per provocare l’invidia di tutti coloro che restano a guardare ci sono tutte. 

Ma cos’è che poi ci disturba tanto? Cos’è che in fondo ci scandalizza così tanto? 

Non siamo noi i primi a condividere ogni singolo istante della nostra vita sui social network? Non siamo noi a bruciare ogni emozione pubblicandola su Facebook ancora prima di viverla nella realtà?

Insomma, siamo onesti. Instagram, Facebook, Twitter, Snapchat: quanti social esistono per realizzare in modo perfetto la narrazione cinematografica-fotografica-testuale della nostra esistenza?

Li condanniamo, ma siamo i primi che in fondo ci dilettiamo nel far sapere ad una platea – il più delle volte curiosa in modo insano e morboso – cosa mangiamo, dove dormiamo, su che treno viaggiamo, come amiamo.

Probabilmente, ciò che realmente ci dà fastidio è il fatto che nessuno ci pagherà per quello che abbiamo pubblicato. Forse, e dico forse, quello che proviamo in realtà è il desiderio di essere noi i protagonisti di una romantica proposta di matrimonio.

E se nemmeno questa è la risposta giusta, allora bisogna guardare la realtà per quella che è: esistono due modi di “subire” questo tipo di notizie.

La prima, la più semplice, è quella di ignorarle. Esatto, proprio così. Basta ignorarle. Ed anche se il web continuerà a proporcele in tutte le salse, la varietà delle informazioni e delle notizie che la rete ci offre è tale da creare anche la possibilità che ognuno di noi possa scorrere la bacheca della propria pagina web e andare oltre. 

Divina, incredibile, potenza del web.

L’altra soluzione prevede un minimo di autocritica, specie al femminile. Perché non siamo in grado di provare empatia, sincera empatia, per una ragazza che è stata capace di creare una fortuna inventandosi un mestiere, quello di influencer, e che oggi da quella visibilità riesce a trarne un vantaggio insieme al compagno?

Può non piacere il modello che questa coppia porta avanti. La vendita di una splendida scatola che rischia di essere vuota può non rappresentare ciò che vorremmo insegnare ai nostri figli, o ciò che nella nostra vita riteniamo non abbia valore.

Ma questa immagine, questa scena preparata a puntino con un’emozione probabilmente simulata è lo specchio perfetto di quello che siamo diventati e la sua diffusione – tramite articoli, video e foto – è il pretesto che ci permette di scegliere quello che vogliamo essere e, soprattutto, quello che noi stessi decidiamo di promulgare.

Possiamo continuare a riempirli di critiche, o possiamo proseguire senza cedere all’ammiccante desiderio da voyeur che in fondo ognuno di noi coltiva nell’intimo della propria persona.

Ma delle due l’una. 

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