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Non può essere una legge a impedirti di avere un bambino

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Fecondazione assistita per coppie gay e embrioni per la ricerca: Filomena Gallo, segretario dell'ass. Coscioni, spiega quali divieti della legge 40 restano in vigore

Può essere una legge a impedirti di avere un figlio? Oggi in Italia è ancora così.

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A volte è colpa di divieti privi di fondamento, come quelli previsti dalla legge 40 del 2004 sulla fecondazione assistita, alcuni dei quali sono stati rimossi negli ultimi anni con sentenze dei tribunali e pronunce della Corte costituzionale.

In altri casi è colpa della mancata applicazione della legge nelle strutture ospedaliere italiane o di una ingiusta discriminazione economica per l’accesso alla diagnosi preimpianto. Per questo, dopo le conquiste ottenute nelle aule giudiziarie più che in parlamento, la battaglia dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica non si ferma.

La legge 40 sulla procreazione assistita

“Stiamo continuando a procedere tramite i tribunali su diversi fronti”, spiega a TPI l’avvocato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni. Uno degli obiettivi riguarda le coppie omosessuali. “In Italia abbiamo una legge sulle unioni civili. Vengono riconosciute delle libertà e dei diritti, però queste coppie non possono accedere alla fecondazione assistita. Bisognerebbe rimuovere il divieto della legge 40 che prevede che possano accedervi solo le coppie di sesso diverso”.

Poi c’è un lavoro costante da portare avanti perché la legge 40, così come è stata riformata dalle sentenze della Corte costituzionale, non viene ancora applicata in modo uniforme in Italia. In particolare, non tutte le strutture sanitarie dove è possibile praticare la procreazione assistita effettuano anche la diagnosi preimpianto, che consente di impiantare nell’utero solo gli embrioni sani.

“Sono 359 i centri che fanno fecondazione assistita in Italia, di questi 43 fanno anche la diagnosi preimpianto, ma solo quattro sono pubblici”, spiega l’avvocato Gallo. “I dati sono disponibili sul Registro nazionale sulla procreazione medicalmente assistita”. 

A marzo 2017 sono stati approvati i nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza), cioè le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) deve garantire a tutti i cittadini gratuitamente o dietro pagamento di un ticket. Per la prima volta tra questi è stata inserita la fecondazione assistita, ma non la diagnosi preimpianto e le indagini genetiche.

“La legge 40 prevede che la coppia possa conoscere lo stato di salute dell’embrione, quindi non si capisce per quale motivo la politica tenda a disconoscere delle tecniche diagnostiche che sono previste anche per legge”, specifica Gallo. “È una forma di discriminazione che non ha nessun fondamento né giuridico né scientifico e quindi ritorneremo nei tribunali affinché accedere a questo tipo di tecnica diagnostica non sia un privilegio solo per chi può pagare le somme necessarie”.

Il 30 marzo l’associazione Coscioni ha presentato la nascita di tre bambini che non sarebbero mai nati se non fosse stata fornita ai genitori la possibilità di fare indagini genetiche preimpianto.

“Claudia e Maurizio hanno eseguito la diagnosi al microcitemico di Cagliari, in una struttura pubblica”, racconta l’avvocato. “Fabrizio e Valentina sono una coppia fertile con malattie genetiche trasmissibili. Prima non potevano accedere alla diagnosi preimpianto. Per loro è intervenuta la Corte costituzionale che ha emanato la sentenza n. 96 del 2015, che ovviamente vale per tutti. Noi abbiamo dato conto dei bambini delle coppie che conosciamo, ma tanti sono i bambini che non sarebbero nati”.

L’uso degli embrioni per la ricerca

Un altro obiettivo è quello che riguarda il divieto di produzione di embrioni per la ricerca: la legge impedisce questa pratica, ma per l’associazione si potrebbe aprire una deroga per gli embrioni non adatti a una gravidanza, che potrebbero essere donati alla ricerca scientifica.

“Ci sono embrioni crioconservati che non sono idonei per una gravidanza perché sono stati sottoposti a diagnosi preimpianto e non sono stati trasferiti nell’utero della donna per non esporla a possibili aborti”, sostiene Gallo. “Questi embrioni, che non determineranno mai una gravidanza, potrebbero essere donati alla ricerca scientifica. Così avviene nel resto del mondo e d’Europa”.

Attualmente nel nostro paese sono già in corso programmi di ricerca sperimentale per la cura del diabete, del Parkinson, e altre malattie per i quali vengono utilizzate le staminali embrionali. Il punto è che i ricercatori italiani importano le cellule embrionali dall’estero, quindi la fase di estrazione di queste cellule staminali dalla blastocisti non avviene in Italia. Questo impedisce di passare alla fase clinica della sperimentazione nel nostro paese.

Ma non sarebbe stato più semplice se fosse intervenuto il parlamento con una nuova legge?

“Il legislatore ha dimostrato di essere completamente incompetente in queste materie, dal 2004 a oggi non ha mai voluto riformare la legge 40”, sottolinea la segretaria nazionale dell’associazione Luca Coscioni. “Nemmeno quando le relazioni al parlamento fatte dal ministro della salute evidenziavano gravidanze a rischio e cali di gravidanze. Certo, noi ci aspetteremmo che sia proprio il legislatore a rimuovere questi divieti e di non dover ricorrere ai tribunali per affermare delle libertà. Se ciò avvenisse saremmo tutti più felici. In assenza siamo costretti a difenderci da un cattivo modo di legiferare”.

La legge sul testamento biologico

L’associazione Luca Coscioni è anche in primo piano nella lotta per una legge sul testamento biologico. Per sostenere questa iniziativa ha raggiunto 18 piazze italiane il 10 aprile 2017 con medici e notai che hanno autenticato firme sui testamenti biologici.

“Il nostro parlamento dovrebbe imparare che le buone leggi fanno bene a tutti e che non si può svuotare la carta costituzionale di contenuti. Una buona legge sul testamento biologico tutela tutti coloro che vogliono farlo, ma non impone nulla a chi non lo vuole fare”, dice Filomena Gallo a TPI. “Bisogna imparare anche dall’esperienza della legge 40 che le cattive leggi vengono riformate dai tribunali. I cittadini italiani si aspettano una buona legge sul testamento biologico”.

“Troppo spesso vediamo che i temi che riguardano le persone vengono derubricati dall’agenda politica”, dice l’avvocato. “Pochi giorni fa è stato nuovamente rinviato il dibattito per la legge sul testamento biologico. Ci sono altre tematiche importanti da affrontare, ma questa non è una tematica di serie B”.

Alla domanda su cosa la spinga a lottare con l’associazione l’avvocato Gallo risponde: “Ognuno di noi ha un ruolo nella società, può anche mettere a disposizione il proprio lavoro per cambiare le cose che non vanno, affermare libertà, diritti. È quello che io ho fatto e coinvolgendo anche i miei colleghi. Vorrei che molti facessero come noi e ringrazio chi ci sostiene come associazione e ci da modo di aiutare coppie come Claudia e Maurizio e altre coppie e altre persone”.

“Non deve essere una legge a impedirti di avere un bambino”, dice. “Vivere in un paese democratico significa anche affermare uno stato di diritto e avere maggiori libertà. Vorremmo che questo messaggio arrivasse direttamente al parlamento ed è per questo che con l’associazione Luca Coscioni abbiamo il motto ‘dal corpo del malato al cuore della politica’”. 

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