L’imbarazzo di Letta
Un giovane gay russo teme per la sua vita e chiede asilo in Italia, imbarazzando il premier italiano. L'articolo dell'Independent
Quando era in Russia Vladimir ha subito quattro licenziamenti e due violente aggressioni fisiche a causa del suo orientamento sessuale. A un certo punto ha detto basta ed è scappato in Italia cercando un futuro migliore. Ora, proprio mentre nel suo Paese le Olimpiadi di Sochi stanno facendo discutere il mondo sui diritti umani, il suo visto è in scadenza e Vladimir dovrebbe tornare in Russia.
“Non voglio vivere da perseguitato”, ha dichiarato Vladimir al Corriere della Sera. Per questo motivo ha deciso di fare richiesta di asilo nel nostro Paese. La sua storia è finita anche sulle pagine dell’Independent, dove il corrispondente da Roma Michael Day prevede che la vicenda avrà conseguenze “profondamente imbarazzanti” per l’onorevole Enrico Letta. Il premier italiano questa settimana ha già attirato le critiche dei membri del suo stesso partito – il Pd – per aver partecipato alla cerimonia di apertura dei Giochi.
Prima di partire per Sochi, il primo ministro ha dichiarato che avrebbe esercitato pressione sulle autorità russe per i diritti degli omosessuali, ma ha ugualmente voluto essere presente alla cerimonia, unico tra i grandi leader dell’occidente.
“Vorrei incontrare Letta”, ha dichiarato Vladimir, che desidera raccontare in prima persona al premier come vivono gli omosessuali in Russia e come la sua vita sia stata influenzata dai ripetuti traumi che gli hanno impedito di vivere come una persona normale, di studiare, lavorare e perfino di uscire la sera.
“L’Italia è il quarto partner commerciale della Russia, con la quale conclude scambi commerciali del valore di oltre 42 miliardi di euro l’anno”, fa notare l’Independent, puntualizzando che “anche i precedenti governi italiani, in particolare quelli guidati dal condannato per frode fiscale Silvio Berlusconi, hanno fatto grandi affari con Putin”, soprattutto per quanto riguarda importanti accordi energetici.
Da un articolo di Giulio Gambino per The Post Internazionale, pubblicato anche su L’espresso, risulta che in Russia i gruppi violenti anti-omosessuali sono 445 e raccolgono più di 200 mila seguaci, i quali hanno messo in atto una caccia alle streghe politicamente organizzata.
Nei giorni scorsi, un gruppo di 40 associazioni per i diritti umani e i diritti dei gay provenienti da Stati Uniti, Europa occidentale e Russia – tra cui Amnesty International e Human Rights Watch – ha pubblicato una lettera aperta ai 10 maggiori sponsor delle Olimpiadi di Sochi, esortandoli a pubblicare messaggi che promuovano l’uguaglianza per lesbiche, gay, bisessuali e transgender.