L’infertilità in Italia è davvero un problema? 5 risposte dati alla mano
È vero che in Italia non si fanno più figli? E che il tasso di crescita diminuisce negli anni? Una serie di grafici mostra qual è la dimensione reale della questione
Nelle ultime 24 ore, da quando in un pomeriggio di fine agosto è stata lanciata la campagna promozionale (fallimentare – o riuscitissima, a seconda dei punti di vista) – non si parla d’altro: si tratta del Fertility day, promosso dal ministero della Salute italiano, che ha creato infatti un polverone di polemiche.
Le diverse locandine, che rientrano nel Piano Nazionale per la Fertilità, lanciate sui social media con annessi slogan, hanno scatenato l’ira dei cittadini, delle associazioni di categoria, dei personaggi del mondo della politica, dello spettacolo e della cultura.
Il sito del ministero la presenta in questi termini: “Il Fertility day si propone quale giornata dedicata alla salute sessuale e riproduttiva di donne e uomini, nonché di forte richiamo sul problema della denatalità, attraverso una serie di iniziative, informative e formative, rivolte alla popolazione e agli operatori sanitari”.
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Molti si sono indignati per il fatto che il governo volesse “mettere il naso” in questioni totalmente riguardanti la sfera privata di ogni cittadino. Molti altri hanno colto la palla al balzo per ampliare la polemica e criticare il governo dicendo che il vero motivo per cui non si fanno figli è l’altissimo tasso di disoccupazione giovanile, la pressoché nulla assistenza sociale nei confronti delle giovani coppie e la scarsa presenza di infrastrutture dedicate all’infanzia.
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Ma qual è oggi in Italia la situazione reale del fenomeno? È vero che non si fanno più figli? E che il tasso di crescita diminuisce negli anni? E per quanto riguarda i servizi per l’infanzia? Una serie di grafici mostra qual è la dimensione della questione:
Nel 2014, la popolazione italiana risulta composta da oltre 60 milioni di residenti. Il tasso di fecondità totale continua a diminuire, attestandosi su 1,37 figli in media per donna, mentre occorrerebbero – secondo l’Istat – circa 2,1 figli in media per donna per garantire il ricambio generazionale. L’età media al parto, pari a 31,5 anni, rimane stabile rispetto all’anno precedente. In merito ai matrimoni, anche nel 2014 diminuiscono, scendendo a 189.765.
Qui di seguito 5 grafici:
Nel 2012, l’ultimo anno di cui sono presenti i dati Istat, i comuni italiani che hanno offerto almeno un servizio tra asili nido, micronidi e altri servizi socio-educativi per la prima infanzia, attraverso strutture proprie o tramite convenzioni con i servizi privati, risultano il 56,3 per cento del totale.
La quota di bambini che frequentano i servizi per la prima infanzia comunali o finanziati dai Comuni è un indicatore utile per misurare l’attuazione di politiche per la conciliazione degli impegni casa-lavoro. Nel 2012/2013 gli utenti dei servizi sono il 13% dei bambini di età compresa fra 0 e 2 anni, in riduzione per il secondo anno. In totale si tratta di circa 210 mila utenti, in gran parte iscritti in asili nido (92%) e solo per l’8% in nidi famiglia e altri servizi integrativi.