Chi ha ucciso Pasolini?
Il nuovo film di Abel Ferrara, in concorso al festival di Venezia, racconta gli ultimi giorni di vita dell'intellettuale italiano
“Vuoi fare un giro?”, chiese il maestro del cinema al giovane gigolò, secondo la confessione di quest’ultimo alla polizia.
Così, racconta Ed Vulliamy sul “Guardian”, ebbe inizio la serie di eventi che condusse all’omicidio di Pier Paolo Pasolini, intellettuale e regista omosessuale, la cui poetica è un intreccio di eros, cattolicesimo e marxismo. Fu un omicidio che, dopo quarant’anni, resta ancora oggi velato dal mistero.
All’1.30 di notte del 2 novembre 1975 un’Alfa Romeo venne fermata dai Carabinieri per eccesso di velocità nei pressi dell’Idroscalo di Ostia, vicino Roma. Il guidatore Giuseppe Pelosi, 17 anni, fu arrestato per il furto dell’auto, di proprietà di Pasolini. Poche ore più tardi il corpo del regista veniva rinvenuto coperto di sangue a lato di un campo da calcio. I segni dimostravano che era stato percosso e investito dalle ruote di una macchina.
Pelosi ben presto confessò: lui e Pasolini si sarebbero incontrati alla stazione centrale di Roma Termini intorno alle 22.30 del 1 novembre, sarebbero andati a mangiare al Biondo Tevere, ristorante in zona San Paolo dove il regista era di casa, e poi verso Ostia. Lì Pasolini avrebbe cercato di sodomizzare con un bastone il giovane, che per difendersi l’avrebbe picchiato e poi ucciso.
Nel 1976 Pelosi fu condannato in primo grado per omicidio volontario in concorso con ignoti, secondo quanto rivelato dall’autopsia del professore Faustino Durante. In seguito, però, la Corte d’Appello escluse dalla sentenza ogni riferimento al concorso di altre persone: Pelosi aveva agito da solo e Pasolini, il grande intellettuale, era stato ucciso durante un appuntamento segreto andato storto. Una fine da dimenticare.
Eppure sulla vicenda continuava ad aleggiare il mistero e non tutti fecero affidamento alle sentenze. L’ammirazione per Pasolini, i suoi film (e in Italia anche i suoi scritti), crebbe. La sua fama venne consacrata a livello nazionale e internazionale. Al punto che perfino il Vaticano, che in passato aveva denunciato il regista per blasfemia, oggi ha rivalutato Il vangelo secondo Matteo come “la migliore opera su Gesù della storia del cinema”.
Già nel 1976 la cerchia di amici e parenti di Pasolini, tra cui Enzo Siciliano e Oriana Fallaci, cominciarono a sospettare della confessione di Pelosi. Nell’Alfa Romeo, infatti, venne trovato un maglione verde che non apparteneva né a Pasolini né a Pelosi, e alcuni testimoni affermarono di aver visto un’altra macchina e un motociclista allontanarsi dalla scena del delitto. Si pensò quindi che dietro alla morte del regista vi fosse la mano del potere, scrive il Guardian.
(Nella foto: Pasolini sul set di Accattone, nel 1961. Angelo Pennoni/Reporters Associati).
La generale critica di Pasolini al consumismo, considerato il peggiore dei fascismi, divenne negli ultimi anni sempre più specifica. In una serie di editoriali per il “Corriere della Sera”, come Cos’è questo golpe? Io so, cominciò ad accusare la politica italiana e soprattutto la Democrazia Cristiana di essere coinvolta negli attentati neo-fascisti degli Anni di Piombo, di avere rapporti con la Mafia e di sostenersi grazie a un intenso giro di corruzione – prevedendo con venti anni di anticipo Tangentopoli. Nel frattempo era impegnato nella stesura di Petrolio, un libro in cui indagava i rapporti tra l’Eni e la loggia massonica P2.
Quello della morte di Pasolini resta un caso irrisolto, che l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni ha chiesto di riaprire nel 2010. Un noir che anche il regista Abel Ferrara ha cercato di sciogliere con il suo nuovo film, Pasolini.
La pellicola verrà presentata alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, in programma dal 27 agosto al 6 settembre, e pare sia in lizza per il Leone d’Oro. Descriverà gli ultimi giorni di una vita straordinaria, grande fonte d’ispirazione per lo stesso Ferrara. Il quale dichiara: “So chi ha ucciso Pasolini”.