In Israele torna la paura dei lupi solitari: sette attacchi in quattro giorni
Lunedì sono stati uccisi due assalitori palestinesi a Hebron, grave una poliziotta israeliana accoltellata a Gerusalemme
Due palestinesi sono stati uccisi dalla polizia israeliana lunedì 19 settembre mentre stavano cercando di accoltellare alcune persone vicino alla Tomba dei Patriarchi a Hebron. La polizia è intervenuta aprendo il fuoco: uno dei due assalitori è morto sul colpo, l’altro in ospedale a causa delle ferite.
Quello di oggi è stato il settimo attacco da parte di lupi solitari palestinesi in quattro giorni. Poche ore prima, due poliziotti israeliani erano stati feriti, uno in maniera grave in un accoltellamento nella Città vecchia di Gerusalemme.
Una poliziotta di 38 anni è stata portata all’ospedale in gravi condizioni dopo essere stata colpita al collo. L’altro agente ferito, di 45 anni, ha riportato solo lievi lesioni da arma da taglio.
L’assalitore, un palestinese di vent’anni che vive nella parte araba di Gerusalemme, è stato centrato più volte dai colpi d’arma da fuoco degli agenti di pattuglia ed è in pericolo di vita.
Giovedì un soldato era stato ferito a Efrat, nella Cisgiordania occupata, e altri quattro attacchi si erano verificati fra venerdì e domenica. In tutto sono morti cinque palestinesi e nove israeliani sono rimasti feriti.
Con l’avvicinarsi del periodo di festività che porta allo Yom Kippur, il Capodanno ebraico, le autorità israeliane temono un’ondata di attacchi di lupi solitari palestinesi, come era già accaduto l’anno scorso.
Almeno 217 palestinesi sono morti negli scontri con la polizia da ottobre del 2015 in Cisgiordania, a Gerusalemme est e nella Striscia di Gaza: 146 sono stati identificati dalle autorità israeliane come assalitori, mentre gli altri sono morti negli scontri durante le manifestazioni di protesta.
Negli attacchi, condotti da lupi solitari palestinesi con armi rudimentali, hanno perso la vita 33 cittadini israeliani e due turisti americani.
Le autorità palestinesi hanno accusato Israele di aver reagito in maniera sproporzionata, dal momento che, in alcuni casi le persone uccise non rappresentavano alcuna minaccia e non avevano intenzione di attaccare nessuno.
Secondo i leader palestinesi gli attacchi sono una conseguenza delle disperate condizioni di vita del popolo palestinese e rappresentano una reazione al fallimento dei colloqui di pace del 2014 e alla continua espansione dei coloni israeliani nei Territori occupati.