Le milizie irachene reclutano bambini per combattere contro l’Isis
L'allarme è stato lanciato da Human Rights Watch. Due milizie tribali hanno reclutato almeno sette bambini del campo profughi Debaga lo scorso 14 agosto 2016
Le milizie sostenute dal governo iracheno hanno reclutato bambini da un campo profughi nel Kurdistan iracheno, da impiegare nei combattimenti contro il sedicente Stato islamico. L’allarme è stato lanciato da Human Rights Watch.
Tutte le forze di sicurezza e i gruppi armati sono chiamati a rispettare il diritto internazionale e smobilitare eventuali combattenti sotto i 18 anni. Il Protocollo opzionale delle Nazioni Unite sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati, che l’Iraq ha ratificato nel 2008, infatti proibisce agli eserciti nazionali e ai gruppi armati non statali, il reclutamento e l’utilizzo nei combattimenti di bambini sotto i 18.
Testimoni e parenti hanno detto a Human Rights Watch che due milizie tribali hanno reclutato come combattenti almeno sette bambini del campo profughi Debaga lo scorso 14 agosto 2016, conducendoli nei pressi di Mosul, dove le forze di sicurezza irachene si stanno preparando per un’offensiva contro il sedicente Stato islamico.
La milizia Hashad al-Asha’ri, costituita da combattenti sunniti locali, è incaricata di svolgere un ruolo chiave nelle operazioni militari a Mosul.
“Il reclutamento di bambini come combattenti nelle operazioni militari di Mosul dovrebbe essere un segnale di avvertimento per il governo iracheno”, ha detto Bill Van Esveld, ricercatore sui diritti dell’infanzia di Human Rights Watch. “Il governo e i suoi alleati stranieri devono agire ora, o i bambini presto combatteranno su entrambi i fronti a Mosul”. Human Rights Watch ha infatti documentato anche il reclutamento e l’impiego dei minori da parte dell’Isis.
Il campo di Debaga, 40 chilometri a sud di Erbil, attualmente ospita oltre 35mila sfollati, fuggiti dagli scontri tra le forze governative e l’Isis. Due testimoni che vivono nel campo da marzo hanno raccontato all’organizzazione non governativa che almeno due gruppi di miliziani impegnati nella lotta contro l’Isis sono interamente costituiti da residenti del campo.
Queste due milizie, comandate dallo sceicco Nishwan al-Jabouri e da Maghdad al-Sabawy, stanno reclutando i bambini all’interno del campo da mesi. I loro camion sono arrivati vuoti e sono ripartiti pieni di uomini e, in alcuni casi, di ragazzi. I testimoni hanno riferito in particolare che due grandi camion sono giunti nel campo la sera del 14 agosto e hanno portato via circa 250 nuove reclute, almeno 7 delle quali sotto i 18 anni, per unirsi alle forze dello sceicco al-Jabouri.
I veicoli erano diretti ad Hajj Ali, una città a circa 46 chilometri da Debaga e a 7 chilometri dal fronte dell’Isis. Operatori umanitari lo hanno confermato. Il trasferimento di reclute dai campi, spiegano gli operatori umanitari di Human Rights Watch, fa parte del piano delle due milizie per rafforzare le proprie linee di combattimento nei pressi del fronte con l’Isis, con l’apparente approvazione del governo iracheno.
Un altro residente del campo di Debaga ha raccontato che dieci dei suoi figli si erano uniti a una milizia lo scorso 5 marzo, poco tempo dopo il loro arrivo al campo profughi. Uno di loro ha 15 anni. Anche un altro figlio, nato nel 2001, voleva unirsi ai miliziani, ma era stato rimandato indietro perché troppo giovane.
Un altro figlio ventenne ha detto di stare combattendo per la milizia, a fianco delle forze irachene. “I nostri stipendi sono pagati da Baghdad”, ha spiegato. Da quando si è unito alla milizia, nel mese di marzo, quattro uomini del gruppo sono stati uccisi e 45 feriti, ha detto lui.
Human Rights Watch ha documentato che anche le milizie sciite irachene hanno utilizzato i bambini soldato nella lotta contro le forze Isis.
Dal momento che sono coinvolti nel conflitto, gli Stati Uniti e gli altri membri della coalizione, che hanno fornito un notevole sostegno militare al governo iracheno, oltre ad aver condotto attacchi aerei sui territori controllati dal sedicente Stato islamico, dovrebbero fare pressioni governative sulle milizie irachene per porre fine al reclutamento dei bambini, e smobilitare immediatamente i minori già coinvolti e punire i responsabili del reclutamento, compreso quello su base volontaria.
“Gli Stati Uniti dovrebbero esercitare pressioni sul governo iracheno per assicurare che le truppe da loro sostenute non abbiano combattenti sotto i 18 anni nei loro ranghi”, ha detto Van Esveld. “La battaglia per Mosul non deve essere combattuta con i bambini in prima linea”.
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