Una bomba vicino all’ambasciata Usa è stata fatta detonare nelle Filippine
I sospetti della polizia sono rivolti verso il gruppo estremista islamico Maute, che sostiene il sedicente Stato islamico
Un ordigno rudimentale rinvenuto in un cassonetto vicino l’ambasciata statunitense a Manila lunedì 28 novembre 2016 è stato fatto detonare dalla polizia delle Filippine, la quale ha riferito che i responsabili potrebbero essere gli estremisti islamici del gruppo Maute, che si è schierato con i miliziani del sedicente Stato islamico.
La lotta dell’esercito contro i combattenti Maute è in una situazione di stallo per il terzo giorno consecutivo nel sud del paese, dove nella provincia di Lanao i soldati mirano a riprendere il controllo di un antico palazzo comunale.
Il numero dei miliziani rimasti uccisi, aggiornato alla mattina di lunedì 28 novembre, è di 19. Il portavoce dell’esercito, il maggiore Filemon Tan, ha detto che una decina di soldati sono stati feriti nel corso degli attacchi via aria e via terra.
Secondo il capo della polizia, il posizionamento dell’ordigno esplosivo potrebbe essere stato utilizzato come diversivo.
La bomba è stata rinvenuta a circa 200 metri dalla sede dell’ambasciata, dove le attività lavorative sono proseguite regolarmente. Un mortaio circolare di 81 millimetri, utilizzato come ordigno esplosivo, è considerato come la “firma” del gruppo.
Alcune componenti simili sono state utilizzate per l’attacco del 2 settembre 2016 nella città di Davao, costato la vita a 15 persone, a seguito del quale sono stati arrestati quattro membri del gruppo Maute.
Dal giorno dell’attacco, le Filippine si trovano in uno stato di emergenza che consente ai militari di supportare la polizia se richiesto dal presidente Rodrigo Duterte.