L’Ue approva altri tre mesi di controlli alle frontiere interne
A causa della crisi migratoria, Austria, Danimarca, Germania, Svezia e Norvegia continueranno a svolgere i controlli ai loro confini in deroga alla convenzione Schengen
La Commissione europea ha approvato martedì 25 ottobre una risoluzione con cui estende di tre mesi i controlli temporanei alle frontiere interne di alcuni paesi dell’area Schengen, a causa della crisi migratoria in corso in Europa.
La decisione consente ad Austria, Danimarca, Germania, Svezia e Norvegia di rimandare il ripristino della libertà di circolazione prevista dal trattato Schengen.
Secondo la Commissione, infatti, non sono ancora presenti le condizioni che consentirebbero il ritorno alla normale funzionalità della convenzione e i cinque paesi in questione sono sommersi dalle richieste di asilo.
L’Unione era intenzionata a ripristinare l’efficacia di Schengen in tutta l’area entro la fine dell’anno. Ma i governi di Berlino, Vienna e Copenaghen hanno richiesto una proroga nel timore che la grande quantità di migranti presenti nei campi profughi di Grecia e Italia continuino a viaggiare verso il nord Europa.
L’area Schengen comprende 22 paesi dell’Unione insieme a Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein. Il periodo di tre mesi di proroga inizierà a partire dal 13 novembre.
Nonostante l’accordo tra Unione europea e Turchia abbia drasticamente ridotto il numero di profughi siriani che attraversano il mar Egeo per entrare in Europa, in Grecia è ancora presente un gran numero di migranti irregolari che potrebbero viaggiare verso nord e in Italia continuano gli sbarchi dei gommoni provenienti dalla Libia.
“Crediamo che questi tre mesi saranno gli ultimi di questo periodo di controlli e poi torneremo normalmente al pieno funzionamento di Schengen”, ha detto il commissario agli Affari interni dell’Unione, Dimitris Avramopoulos, in una conferenza stampa.
L’afflusso di oltre un milione di richiedenti asilo lo scorso anno ha determinato la peggiore crisi migratoria dalla seconda guerra mondiale, e ha sollevato i timori di un collasso del sistema Schengen, uno dei maggiori successi dell’Unione europea.