Il punto sul vertice europeo riguardo l’emergenza migranti
La Commissione europea ha trovato un accordo con la Turchia, ma si è scontrata sulla questione del ricollocamento dei rifugiati
Nel pomeriggio di giovedì 15 ottobre si è tenuto il quarto vertice della Commissione europea dall’inizio dell’anno sull’emergenza migranti.
I primi passi in avanti sono stati mossi già prima dell’inizio del summit quando, durante la riunione dei rappresentati permanenti, è stato annunciato l’accordo tra Turchia ed eurozona sul piano proposto dall’Unione europea lo scorso 6 ottobre sulla gestione dei migranti.
La negoziazione è avvenuta nel corso della missione del vicepresidente olandese Frans Timmermans e del commissario europeo per la Politica di vicinato e i Negoziati per l’allargamento Johannes Hahn, a Istanbul e Ankara.
La discussione ha portato a un appoggio politico da parte della Commissione, ma non a un’approvazione formale, che dovrà arrivare nei prossimi giorni, insieme ai dettagli sulle misure che verranno attuate.
Il programma, discusso a porte chiuse, prevede un’accelerazione delle procedure di rilascio dei visti e un finanziamento il cui valore deve essere ancora stabilito – ma che si potrebbe aggirare intorno ai 3 miliardi di euro – da destinare alla Turchia per affrontare la gestione dei migranti. Al momento il Paese ospita circa 2 milioni di migranti.
La Turchia entrerebbe inoltre nella lista dei Paesi cosiddetti sicuri, ossia quelli caratterizzati dall’assenza di persecuzioni, tortura o trattamenti inumani, minaccia di violenze o guerre.
In cambio ad Ankara viene chiesto di aumentare l’efficacia della propria Guardia costiera, di aprire i nuovi centri per l’accoglienza dei migranti, costruiti negli ultimi mesi, e di regolamentare l’accettazione delle richieste d’asilo e la concessione dei visti.
I 28 leader non hanno invece trovato un punto d’incontro sul piano di ricollocamento dei migranti. Germania e Svezia si sono scontrate sulla questione, così come Spagna e Paesi del gruppo Visengrad – Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia.
La Commissione europea, inoltre, non avrebbe ancora trovato i 2,2 miliardi di euro promessi nel vertice straordinario di settembre da destinare a Siria e Africa.