Perdersi nella droga dentro una delle piazze più pericolose di Berlino
Il reportage di TPI racconta le testimonianze da Kottbusser Tor, uno dei mercati della droga più sviluppati d'Europa, in un quartiere amato dai turisti
“Ehi! Psst! Sei anche tu in terapia sostitutiva?”, sento sussurrare alla mia sinistra mentre scendo le scale della metropolitana a Kottbusser Tor, nel centro del quartiere Kreuzberg di Berlino. A parlare è Jo, uomo di mezza età dal viso paffuto e gli occhi azzurri. Vorrebbe che andassi dagli operatori sociali che stazionano sotto il ponte della metropolitana a prendergli del disinfettante, dal momento che lui ci ha litigato.
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Jo è stato dipendente dall’eroina per otto anni, fino al 2008. Da allora è in terapia sostitutiva con il metadone, l’oppiaceo sintetico in forma liquida che riceve una volta a settimana dal suo medico e che in parte rivende a Kottbusser Tor, a un euro il millilitro.
Jo è disoccupato da trent’anni. Riceve un piccolo sussidio statale che gli permette di pagare l’affitto di un appartamento in periferia. Per il resto si serve delle mense allestite da varie associazioni su camion, qui nei pressi della stazione, e vende i suoi farmaci al mercato nero. Un mercato floridissimo.
Il cuore di Kreuzberg
Kottbusser Tor (“Kotti”, per i residenti) è una piazza circolare nel centro di Kreuzberg, a Berlino, che i turisti conoscono per la sua vicinanza al famoso mercato turco di Maybachufer e a numerosi bar e club in cui vivere lo spirito della Berlino alternativa quando si viene in visita il fine settimana.
È soprannominata da anni “il nuovo Zoo di Berlino”, in riferimento alla storia di droga diventata famosa negli anni Ottanta con la pubblicazione del libro e il film Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino, basato sulla vita della giovane Christiane F.
La storia si è spostata a Kotti qualche anno dopo la caduta del Muro, nel 1989. Non è una novità che il consumo e la vendita di droga avvengano all’aperto e recentemente i media tedeschi sono tornati a occuparsi di questa piazza, definendola il luogo più pericoloso della Germania.
La realtà di Kotti fornisce ancora oggi una prospettiva essenziale per capire le contraddizioni di una società orientata al welfare come quella tedesca, che deve fare i conti, a Berlino, con una elevatissima domanda e offerta di droga. Questo accostamento si traduce in un equilibrio tra l’inevitabile esclusione sociale legata alla tossicodipendenza e le opere di contenimento dei danni realizzate sia dalle autorità sia da molteplici associazioni non governative.
Persi a Berlino
“La peculiarità di Berlino è che ciò che ha a che fare con la droga viene affrontato apertamente, e che può avere luogo per strada. Altrove non è così”. A dirlo a TPI è Kai, un 34enne dai capelli verdi che staziona fuori dal supermercato Rewe in un lato della piazza, racimolando spiccioli per finanziare il suo fabbisogno quotidiano di cibo ed eroina.
Lui non compra a Kotti, ha i suoi spacciatori privati. “Qui la roba è troppo tagliata”, racconta Kai: una frase che si sente ripetere spesso da queste parti.
Kai, nato nella Germania Est, ha iniziato a drogarsi a dieci anni. Prima la marijuana e le droghe sintetiche, poi a 24 anni il passaggio all’eroina, dalla quale si è disintossicato per poi ricadervi recentemente.
Per l’eroina spende 40 euro al giorno, e ne guadagna fino a 60 con l’elemosina. Dorme in un istituto gestito dall’associazione Carpe Diem, nel quartiere di Neukölln, a sud del dentro di Berlino. Lì ha una stanza singola che ha ottenuto dall’associazione a titolo gratuito. Non riceve sussidi statali perché non ha mai lavorato. Ha passato circa dieci anni in giro per l’Europa, viaggiando con nulla in tasca. Poi si è fermato a Berlino. “Dove altrimenti? È il posto migliore”, dice con un gran sorriso sdentato.
È un destino comune a molti, quello di arrivare in città in cerca di fortuna e di divertimento, per poi entrare nel mondo della droga e rimanerci per lungo tempo. È successo anche a Lea, 21 anni, giunta qui tre anni fa con la sua migliore amica Elli dal sud della Germania per studiare recitazione. Ora la vedo mentre rapidissima fa scivolare una banconota in mano a un uomo in mezzo alla piazza e si mette in tasca quello che sembra un blister di pastiglie.
Viene a Kotti a comprare il metadone al mercato nero per sé e la sua amica con la quale vive, per superare la dipendenza da eroina che le ha distrutte negli ultimi due anni. Paga 5 euro a pastiglia. Preferisce fare così piuttosto che andare dal medico ogni giorno a prendere il farmaco. Dice che è troppo stressante per lei. I soldi sono quelli del sussidio di invalidità, a cui ha diritto da quando la dipendenza l’ha resa inabile al lavoro.
La madre di Elli è eroinomane a sua volta, e per la figlia è emotivamente difficile recarsi in un posto come Kottbusser Tor. Preferisce che sia Lea ad andare a fare acquisti per entrambe.
Un giorno smetteranno, ma Elli sta cercando di finire la scuola di recitazione e non può prendersi una pausa per disintossicarsi. Lea prova a fare un piano per il futuro. “Non è facile quando porti ancora i segni fisici ed emotivi di una dipendenza”, dice.
“Essere persi a Berlino” è una condizione che ha ispirato due fotografi, tra cui l’italiano Massimo Branca, alla creazione di una mostra inaugurata in città al museo Willy-Brandt-Haus. Il tema trattato è quello degli adolescenti con problemi familiari, che arrivano a Berlino in cerca di una nuova vita, e che spesso si ritrovano a vivere per strada. La mostra crea un parallelo tra Berlino e Bucarest, mostrando facce simili di un’esclusione sociale con cause diverse.
Domanda e offerta
Tra chi a Berlino ci è nato e ora frequenta Kotti è possibile che ci sia qualcuno che discenda dalla generazione “Ragazzi dello Zoo di Berlino”.
Dan e Seb sono due giovani di 26 e 32 anni, entrambi tedeschi, figli di tossicodipendenti e a loro volta eroinomani, entrati prestissimo nel mondo della droga, intorno ai dieci anni. Seb è stato allontanato dalla madre da adolescente, perché lei si drogava a casa davanti a lui.
Scappato dalla casa famiglia alla quale era stato affidato, è tornato a Berlino e ha provato per la prima volta l’eroina, da cui non si è mai staccato. Ora è senza casa e approfitta delle residenze per senzatetto gestite da volontari proprio nei pressi dello Zoo, nonostante trascorra le sue giornate a Kotti.
Dan e Seb sostengono che la scena della droga a Berlino continuerà a rigenerarsi, a causa dell’enorme domanda e offerta di sostanze.
“A Berlino qualsiasi droga è più forte che altrove, per questo attira così tanti consumatori dal resto della Germania e dall’estero”, dice Seb. “È impossibile per le autorità avere davvero la situazione sotto controllo in una città dove puoi comprare droga in ogni singola stazione della metropolitana. Io però la compro privatamente perché ne trovo di più pura”, continua Dan, mostrandomi le palline di eroina avvolte in pellicola trasparente. Spende circa 50 euro al giorno per avere eroina pura fino al 20 per cento.
Non sa esattamente da dove venga, ma dice che i suoi spacciatori sono in gran parte mediorientali, più qualche tedesco. Dan si è disintossicato una volta, un paio di anni fa. Una delle inservienti della mensa in clinica era Christiane F.
Le statistiche del comune di Berlino sull’uso di stupefacenti e sul supporto alle dipendenze mostrano che nel 2015 i trattamenti per consumo di cocaina e oppiacei in città sono stati rispettivamente il 151 per cento e il 75 per cento in più rispetto al resto della Germania, che non si posiziona male come paese in quanto a consumo di droghe illegali.
Il settimanale economico Wirtschaftswoche ha recentemente riportato, citando lo European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction, che nel 2015 i consumatori di eroina in Germania sono aumentati del 15 per cento.
Contenere i danni
La rete di supporto sociale e contenimento dei danni derivanti dalle dipendenze non conta solo le strutture per dormire e le associazioni che distribuiscono pasti e siringhe pulite, come il gruppo FixPunkt, che ha installato un distributore di aghi proprio in mezzo alla piazza; o il caffè Sehnsucht gestito dall’associazione Teen Challenge, che distribuisce pasti e bevande gratuiti tre giorni a settimana.
Importantissimo è il progetto Motz, un giornale sulla vita cittadina che esce ogni tre settimane e viene distribuito alle persone in difficoltà economica e sociale affinché lo vendano in giro per la città e guadagnino il necessario per mangiare. O drogarsi. Chiunque può scrivere un articolo per Motz. E a chiunque abbia passato qualche giorno a Berlino sarà capitata l’offerta di un giornale in metropolitana.
“Motz è a tutti gli effetti un modo per tenere i tossicodipendenti lontani dalla criminalità”, afferma Stefan Peter, uno dei direttori del progetto. È stato fondato nel 1995, in un momento in cui i furti e la criminalità legata alla droga a Berlino erano diventati insostenibili. Da quel momento, spiega Peter a TPI, la criminalità legata all’acquisto di droga è fortemente diminuita.
Chi vuole vendere il giornale può presentarsi la mattina a Nollendorfplatz, sulla linea 1 della metropolitana, pagare 40 centesimi di euro la copia per poi rivenderla a 1,20 euro.
Dan e Seb si servono entrambi di questa possibilità per sostentarsi, integrando il piccolo sussidio di disoccupazione che ricevono dal governo.
Tenere Kotti sotto controllo
Il canale televisivo Sat1 qualche settimana fa ha filmato la piazza in modo continuativo per nove ore e ha contato i reati che vi si sono stati consumati: circa un centinaio. Nel 2016, riporta Sat1, sono stati denunciati a Kottbusser Tor 1.600 reati, di cui 458 atti di violenza.
I portavoce della polizia, interpellati da TPI, smentiscono le insinuazioni che sostengono che le forze dell’ordine sarebbero incapaci di tenere Kotti sotto controllo. Un recente articolo del Berliner Zeitung riportava esattamente queste parole nel titolo. Dicono che le azioni mirate degli ultimi mesi sono riuscite a far diminuire il numero dei reati che hanno luogo nella piazza.
Tutti gli intervistati durante questo reportage confermano l’escalation delle attività criminali a Kottbusser Tor negli ultimi due anni. Alcuni danno la colpa al flusso di rifugiati in entrata nel paese, ma la gran parte conferma anche l’estraneità dei junkies con tutto ciò che non pertiene alla realtà di chi compra e consuma droga per se stesso. Anzi, c’è chi lamenta il fatto che con l’aumentare della violenza di strada Kotti abbia perso il suo carattere originario di “scena”, ossia di luogo in cui possano anche avvenire atti di solidarietà tra persone con un passato pesante, che si sono perse a Berlino.
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