La Colombia dice no all’accordo di pace con le Farc
Il 50,21 per cento dei colombiani ha giudicato troppo indulgente nei confronti dei guerriglieri marxisti l'accordo negoziato dal presidente Santos
I cittadini colombiani hanno respinto l’accordo di pace con il gruppo guerrigliero di stampo marxista denominato Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc). È questo il dato secco del referendum tenuto nel fine settimana.
Il fronte del No ha vinto di misura con il 50,21 per cento contro il 49,78 per cento del Sì, ma a presentarsi alle urne è stato solo il 37 per cento degli aventi diritto.
Il risultato stempera gli entusiasmi manifestati dalla comunità internazionale, dalla Casa Bianca al Vaticano, per la fine di un conflitto durato oltre cinquant’anni.
Tuttavia, sia il governo di Bogotà che gli ormai ex ribelli delle Farc hanno assicurato che il voto non innescherà una retromarcia e un ritorno alle ostilità.
Il presidente colombiano Juan Manuel Santos ha immediatamente riferito che il cessate il fuoco rimarrà in vigore e che incontrerà il prima possibile i promotori del No per discutere insieme le prossime mosse, mentre il suo negoziatore capo è stato inviato a Cuba per incontrare i leader delle Farc.
“Non mi arrendo, continuerò a perseguire la pace fino all’ultimo giorno del mio mandato perché è l’unica maniera di lasciare ai nostri figli un paese migliore”, ha dichiarato Santos che non potrà ricandidarsi per un terzo mandato quando scadrà il suo incarico, ad agosto 2018.
Il comandante delle Farc, noto con il nome di Timochenko, ha diffuso un messaggio simile da L’Avana.
“Le Farc ribadiscono la propria intenzione di usare unicamente le parole come arma per costruire il futuro”, ha dichiarato Rodrigo Londono. “Ai colombiani che sognano la pace: contate su di noi, la pace trionferà”.
Alla vigilia del referendum appariva quasi certa una vittoria del Sì. Tuttavia, i colombiani, tradizionalmente conservatori, hanno giudicato troppo indulgente nei confronti dei guerriglieri l’accordo di pace.
Il fronte del No sostiene che ai ribelli delle Farc verrà consentito di reinserirsi in società e di formare un partito politico senza pagare per i crimini commessi.
“Ho votato no perché non voglio che i miei figli imparino che tutto può essere perdonato”, ha dichiarato un elettore 35enne di Bogotà.
Gli oppositori vogliono che sia negoziato un nuovo accordo di pace per il quale i leader delle Farc siano incarcerati e non ricevano seggi parlamentari gratuiti.
Infatti, in base all’accordo, non solo potranno partecipare alle elezioni presidenziali e legislative del 2018, ma otterranno anche dieci seggi non elettivi fino al 2026.
I ribelli hanno invece promesso di deporre le armi, mettere fine a un’insurrezione cominciata nel 1964 e interrompere il traffico di droga che li ha finanziati.
Colori che si sono macchiati di crimini come uccisioni e attacchi dinamitardi sarebbero dovuti essere giudicati da un tribunale speciale con la possibilità di comminare pene alternative.
Il conflitto tra Bogotà e le Farc ha causato oltre 220mila vittime e trasformato in profughi milioni di persone.
Il voto di questo fine settimana ha senza dubbio colto di sorpresa i protagonisti dell’accordo, molti cittadini colombiani e gli osservatori internazionali, e rappresenta un duro colpo per Santos che aveva sperato di potersi dedicare ai negoziati con un altro, più piccolo, gruppo ribelle, alla riforma delle tasse e alle misure economiche necessarie a compensare per il calo delle rendite petrolifere.