Cina: torna in Italia Valentino Sonzogni, l’imprenditore bloccato da mesi a Pechino
La società italo-cinese di cui l'imprenditore bergamasco era legale rappresentante sarebbe stata al centro di un giro di fatture false
Nelle prossime ore farà ritorno in Italia Valentino Sonzogni, l’imprenditore originario di Bergamo che era bloccato a Pechino da mesi.
La notizia è stata data dalla Farnesina con una nota ufficiale: “Come preannunciato dal ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, è appena partito da Pechino, per rientrare in Italia, il signor Valentino Sonzogni”.
Nella nota del ministero si specifica che la autorità cinesi hanno rimosso il divieto di espatrio deciso un anno fa “in esecuzione alla normativa locale in materia di diritto societario”.
L’accuse mossa dal fisco cinese e che aveva tenuto Sonzogni bloccato in Cina era che la società italo-cinese di cui l’imprenditore bergamasco era legale rappresentante sarebbe stata al centro di un giro di fatture false.
Sonzogni, secondo le autorità cinesi, avrebbe evaso al fisco 4 milioni di euro per una società costituita attraverso una joint venture italo-cinese.
L’imprenditore però ha sempre negato l’esistenza del debito, affermando di esserne venuto a conoscenza quando si è presentato all’aeroporto di Pechino, dove gli hanno impedito di imbarcarsi. Il bergamasco aveva detto di essere stato vittima di una frode architettata da un cittadino cinese a cui era stata data in gestione la ditta che Sonzogni aveva fondato nel 2005 con un cugino.
L’imprenditore era arrivato in Cina il 26 novembre 2017 per una breve vacanza e sarebbe dovuto rientrare a Villa d’Almè il 2 dicembre. Ma è stato bloccato: la ditta che aveva fondato, benché fallita nel 2008, risultava ancora sotto la sua responsabilità, anche se lui non ne sapeva nulla.
Sonzogni a giugno del 2018 aveva lanciato tramite Facebook il suo ultimo appello, dopo che a maggio il deputato della Lega Nord Daniele Belotti aveva presentato un’interrogazione parlamentare all’allora ministro degli Esteri Angelino Alfano per chiedere che al governo di insistere “nel fare pressioni sul governo cinese perché accerti in tempi brevi la vera realtà del caso Sonzogni”.