La più grande protesta in Brasile per chiedere le dimissioni della presidente Dilma Rousseff
Circa tre milioni di persone hanno marciato in oltre 150 città del paese per manifestare il loro discontento nei confronti del governo, accusato di corruzione
Centinaia di migliaia di brasiliani sono scesi in piazza domenica 13 marzo 2016 per chiedere le dimissioni della presidente del paese Dilma Rousseff. Si tratta della più grande manifestazione contro il governo da quando la Rousseff è salita al potere, a ottobre del 2010.
Le proteste in Brasile vanno avanti da almeno un anno, ma sono aumentate considerevolmente da quando è emerso il caso per corruzione in cui sono coinvolti diversi politici di rilievo, alcuni tra i più stretti collaboratori della Rousseff. Tra questi è incluso anche l’ex presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva. Entrambi fanno parte del Partito dei Lavoratori (PT), partito brasiliano di matrice socialista, ed entrambi da giovani sono stati guerriglieri armati.
A dicembre 2015 il presidente della Camera dei deputati brasiliana, Eduardo Cunha, aveva già autorizzato l’apertura di una procedura di impeachment contro il presidente del Brasile Dilma Rousseff.
Tra le accuse mosse contro l’attuale capo di stato, ci sarebbe quella di aver manipolato i conti pubblici per nascondere il deficit di bilancio brasiliano e di aver aperto conti bancari all’estero formalmente intestati al governo ma, di fatto, di sua proprietà. In questo modo, Rousseff sarebbe riuscita a vincere le elezioni generali di ottobre 2014, assicurandosi un secondo mandato di quattro anni.
Da Manaus, in Amazzonia, fino a San Paolo passando per la capitale Brasilia, i manifestanti hanno marciato per una protesta nazionale tesa a destabilizzare il governo e volta a incoraggiare i deputati del parlamento brasiliano a procedere con le dimissioni forzate del capo di stato Rousseff. I manifestanti hanno chiesto anche che Lula venga arrestato.
Complessivamente sono oltre 150 le città in cui si sono verificate le proteste e le autorità hanno stimato circa 3 milioni di persone, di cui mezzo milione solamente a San Paolo. Sullo scontento popolare ha pesato molto anche la crisi economica in cui versa il Brasile: i dati parlano della più pesante recessione dalla crisi del 1929.