Che succede in Brasile
Sotto accusa l'aumento del biglietto per il bus, le spese per i Mondiali, la corruzione. Una protesta così non si vedeva dal 1992
Dopo una settimana non si fermano le manifestazioni di protesta che stanno scuotendo il Brasile.
Le motivazioni sono abbastanza chiare: i manifestanti non sono d’accordo con l’aumento del prezzo del biglietto dell’autobus pari a 0,20 reais (circa 70 centesimi di euro) e non tollererebbero la spesa di 15 miliardi di dollari per l’organizzazione dei Mondiali di Calcio e della Confederations Cup, ma anche la corruzione e il malgoverno del Paese sono oggetto di denuncia.
A Rio de Janeiro, almeno 100mila persone hanno marciato tra le vie del centro attaccando negozi, banche ed edifici pubblici. Oltre 100mila manifestanti hanno protestato a San Paolo e altre migliaia sono scese nelle piazze di Salvador, Porto Alegre, Victoria, San Gonzalo, Juazeiro do Norte, Manaus, Florianopolis. Non accadeva una manifestazione così imponente dal 1992.
Proprio a Rio de Janeiro e a Belo Horizonte, alcuni dei disordini più rilevanti: a Rio, prima dell’inizio della partita Italia-Messico, 10mila giovani che si sono presentati come il gruppo della “Rivolta dell’aceto” (l’aceto è la sostanza che viene utilizzata per alleviare gli effetti dei gas lacrimogeni). Si sono scontrati con la polizia che ad alcune bombe molotov e bombe carta ha a sua volta risposto con i gas lacrimogeni; a Belo Horizonte, prima della gara tra Tahiti e Nigeria, due poliziotti sono stati feriti e sono stati effettuati una decina di arresti.
Anche a Porto Alegre, la polizia, in tenuta antisommossa, è intervenuta con i gas lacrimogeni. Nella capitale Brasilia, 200 manifestanti sono riusciti a salire sul tetto dell’Assemblea Nazionale, richiamando l’attenzione del presidente Dilma Rousseff che è intervenuta dichiarando che “protestare pacificamente è lecito, fa parte della democrazia”.
Secondo le ultime indiscrezioni, anche i brasiliani che sono residenti in Europa sarebbero in tensione e potrebbero riunirsi per protestare. Le parole del presidente della Fifa, Joseph Blatter non hanno aiutato a mitigare gli animi: “Il calcio è più importante dell’insoddisfazione delle persone – ha detto – i manifestanti usano il calcio e la stampa internazionale per ampliare la protesta”.
Alle parole di Blatter fanno eco quelle di Marco Polo del Nero, vicepresidente della Federcalcio brasiliana: “199 milioni di persone pensano a lavorare e poi ci sono pochi altri che invece danno fastidio”.
Le proteste si sono espanse grazie ai social network, dove confluiscono la maggior parte delle informazioni di organizzazione dei gruppi di protesta come il partito studentesco di sinistra, Movimento Paese Libero (MPL), che ha dato il via alle proteste.
“Abbiamo creato questo movimento per sostenere quelle persone indicate come invasori. La Coppa del Mondo e la Confederations Cup sono veri e propri business per gli sponsor e per le imprese di costruzioni. Noi vorremmo organizzare un torneo i cui profitti vadano alle comunità locali”, ha detto uno dei promotori della protesta.
Migliaia di cittadini brasiliani lamentano le grosse disuguaglianze all’interno del Paese e credono che “un evento di facciata” non sia l’ideale per mostrare la realtà del Paese in cui vivono. Le città di Cuiabà, Joao Pessoa, Porto Alegre, Recife eBlumenau, dopo le proteste, hanno annunciato che ridurranno il prezzo dei trasporti pubblici. Mentre a Rio de Janeiro, il prefetto Eduardo Paes ha convocato i leader del movimento Passe Livre – un altro gruppo di protesta – con lo scopo di negoziare.