La vittoria schiacciante del partito di Aung San Suu Kyi in Myanmar
La Lega nazionale per la Democrazia (Nld) ha ottenuto 369 seggi su 664, raggiungendo così la maggioranza assoluta. Finora è stato assegnato l’80 per cento dei seggi
Il partito di Aung San Suu Kyi ha vinto nettamente le elezioni in Myanmar, ottenendo la maggioranza assoluta in parlamento con 369 seggi su un totale di 664.
La notizia è stata resa nota esattamente cinque giorni dopo la chiusura dei seggi e precisamente a 5 anni dalla liberazione di Aung San Suu Kyi dagli arresti domiciliari, avvenuta il 13 novembre del 2010.
Finora è stato assegnato l’80 per cento dei seggi del parlamento birmano, ma la Lega nazionale per la Democrazia (Nld) ha già ottenuto due terzi dei seggi a disposizione, che sono quelli necessari per poter scegliere il presidente.
Il Partito dell’Unione per la Solidarietà e lo Sviluppo (Usdp), al potere dal 2011, ha invece ottenuto solo il 5 per cento dei seggi finora assegnati.
Il risultato finale delle elezioni di domenica 8 ottobre non si saprà per diversi giorni.
Nonostante la conferma della vittoria schiacciante, nella mattina di venerdì 13 novembre non si è vista la folla in tripudio fuori dai quartieri generali del partito di Aung San Suu Kyi, come invece era successo nelle giornate di lunedì 9 e 10 novembre.
Aung San Suu Kyi ha chiesto ai suoi sostenitori di evitare comportamenti esageratamente entusiasti per rispettare i sentimenti di coloro che sono rimasti sconfitti.
Il processo di scelta del presidente inizierà il prossimo gennaio. Nonostante la vittoria del suo partito, però, Aung San Suu Kyi non potrà essere eletta come presidente per via della norma costituzionale che impedisce a chi ha figli di nazionalità straniera di essere eletto capo di stato.
Aung San Suu Kyi ha più volte dichiarato che non avrà bisogno di ottenere la carica di presidente, poiché potrà cambiare il Paese anche senza esserlo.
Nonostante la conquista della maggioranza dei seggi in parlamento, il partito di Aung San Suu Kyi dovrà necessariamente collaborare con l’esercito, a cui per legge è assegnato un quarto dei seggi parlamentari e i ministri principali.
Le elezioni di novembre 2015 sono state definite le prime elezioni libere degli ultimi 25 anni. Ciononostante, a centinaia di migliaia di persone non è stato concesso di votare, come alla minoranza musulmana Rohingya, “i migranti che il sudest asiatico non vuole“. Gli elettori erano 30 milioni e l’affluenza alle urne è stata pari all’80 per cento.
Il presidente uscente del Myanmar Thein Sein e il capo delle forze armate inizieranno a discutere con il partito di Aung San Suu Kyi già dalla prossima settimana.
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