Il Myanmar nega il voto ai musulmani
La decisione è stata presa dopo le violente proteste della comunità buddhista
Il governo militare del Myanmar ha revocato il diritto di voto ai Rohingya, la minoranza musulmana del Paese.
La decisione è stata presa dopo che ieri centinaia di buddhisti sono scesi in strada per protestare contro la decisione di far votare i possessori dei cosiddetti white papers, vale a dire temporanei permessi di residenza introdotti nel 2010 e che coinvolgono in prima persona la minoranza dei Rohingya.
Sono più di un milione i Rohingya che abitano la provincia di Rakhine, nell’ovest della Birmania. Tuttavia questi ultimi vengono considerati dalle autorità locali immigrati illegali provenienti dal Bangladesh, e quindi sprovvisti della cittadinanza del Myanmar.
Nel 2012, violenti scontri tra musulmani e buddhisti – che rappresentano l’89 per cento della popolazione e sono tra i più attivi nel negare la cittadinanza ai Rohingya – causarono la morte di 200 persone.
“I proprietari dei white papers non sono cittadini e non devono avere il diritto di votare”, ha dichiarato Shin Thumana, monaco buddhista che ha preso parte alle proteste.
Nel dicembre dello scorso anno, le Nazioni Unite avevano approvato una risoluzione per spingere il governo di Thein Sein a concedere la cittadinanza ai musulmani presenti in Myanmar.