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Home » Esteri

L’attentato dell’Isis a Dacca, 20 morti tra cui 9 italiani

Immagine di copertina

Una carneficina: uccisi gli stranieri e non i locali. Tra le vittime 9 italiani e 7 giapponesi. Ecco cosa è successo

Sette uomini dell’Isis hanno ucciso venti persone, fra cui 9 italiani, in un feroce attentato all’interno di un ristorante di Dacca, in Bangladesh. 

I terroristi hanno fatto irruzione nel locale – l’Holey Artisan Bakery – alle 9 di sera di venerdì primo luglio e hanno tenuto in ostaggio gli ospiti per oltre 12 ore nella notte. Il locale si trovava nelle vicinanze dell’ambasciata italiana. 

Fallito il tentativo di mediazione tra gli attentatori e le forze di sicurezza, è dovuto entrare in azione un battaglione di cento uomini dell’esercito, aprendo il fuoco contro il commando.

Una volta liberato il campo, le forze armate si sono trovate davanti una vera e propria carneficina: almeno venti vittime, perlopiù italiani e giapponesi.

Il sedicente Stato islamico ha rivendicato l’attentato, uno dei peggiori mai avvenuti nella storia del Bangladesh.

Le prime testimonianze sul luogo raccontano che i militanti dell’Isis hanno deliberatamente preso di mira gli stranieri, e non i locali. Hanno ordinato ai bangladesi di farsi da parte prima di uccidere le venti persone ritrovate senza vita.

Secondo alcuni testimoni, gli attentatori hanno risparmiato coloro che erano in grado di recitare i versetti del corano.

All’interno del locale c’erano almeno 12 italiani, tra cui uno chef, che è risuscito a scappare.

Complessivamente sono nove gli italiani che hanno perso la vita nell’attentato, e un’altra persona è ancora irreperibile.

Sono Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Riboli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti.

Una delle nove vittime, uccisa con un machete, è la moglie di un imprenditore italiano che ha passato l’intera notte nascosto dietro un albero all’esterno del locale mentre gli uomini erano ancora all’interno. È stato lui stesso a riconoscere la moglie uccisa una volta terminato l’attentato.

Nell’attacco hanno perso la vita anche sette giapponesi, tre bangladesi, una ragazza indiana e un cittadino statunitense.

Tredici ostaggi, tra cui un giapponese e due cingalesi, sono stati tratti in salvo dalle forze armate che hanno fatto irruzione nel locale. Dei sette attentatori, sei sono stati uccisi e uno catturato. 

Dopo l’attacco, l’Isis ha postato sui social media le foto dei corpi stesi in terra appartenenti alle vittime straniere rimaste uccise. La polizia non ha confermato se quelle immagini appartenessero o meno alla carneficina nel ristorante di Dacca.

L’area della capitale del Bangladesh dove è avvenuto l’attentato era considerata tranquilla e frequentata prevalentemente da stranieri e diplomatici.

Nel paese asiatico sono avvenuti diversi omicidi e attacchi negli ultimi mesi, la maggior parte dei quali rivendicati dall’Isis, contro la comunità LGBT, stranieri e persone appartenenti a minoranze religiose. 

In particolare, due gruppi estremisti locali – Ansar-al-Islam e Jamaat-ul-Mujahideen – si sono resi responsabili di violenza e atrocità nell’ultimo anno e mezzo. Il primo gruppo ha giurato fedeltà ad al-Qaeda mentre il secondo fa le veci dell’Isis in Bangladesh. 

Lo Stato islamico ha rivendicato più attacchi in Bangladesh che in Afghanistan e Pakistan.     

“È stato un atto estremamente efferato”, ha detto la prima ministra, Sheikh Hasina, in una dichiarazione. “Che razza di musulmani sono? Non hanno alcuna religione”, ha continuato dicendo che il suo governo è sempre più determinato a sradicare il terrorismo e il jihadismo dal paese. 

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