Una passeggiata a Tirana
Il sindaco e pittore Edi Rama ha trasformato la città albanese in una galleria a cielo aperto. Adesso è il nuovo primo ministro
Anche i muri hanno dovuto schierarsi durante l’ultima campagna elettorale in Albania. Lungo le strade, scritte spray blu si alternano a imperativi rossi: vota Partito Democratico, vota Lega per l’Integrazione Socialista. Ha prevalso il colore viola del Partito Socialista di Edi Rama, nuovo primo ministro dal prossimo settembre.
“Grazie per aver colorato il paese”, ha dichiarato subito dopo l’ufficializzazione dei risultati lo scorso 28 giugno. Quanto ci tenga alle sfumature Rama l’ha già dimostrato nel 2000, anno della sua elezione a sindaco di Tirana. Pittore emigrato in Francia per passione, ha trattato l’urbanistica della capitale albanese come un quadro e, contando sull’appoggio economico dell’allora primo ministro, ha abbattuto gli insediamenti abusivi attorno al centro della città per poi dipingere i palazzi più alti e grigi con fantasie accese. “Voglio trasformare Tirana in una galleria d’arte a cielo aperto”, ha ripetuto in numerose interviste quello che nel 2004 è stato definito il miglior sindaco del mondo.
Tommy, studente di architettura all’università di Tirana, racconta che una volta ha consegnato il plastico di un edificio fuori norma come progetto di un esame. “Perché fare finta di rispettare le regole, se non esiste un Piano Regolatore?”, spiega retoricamente. “Tirana è stata fascista, socialista e, dopo la fine della dittatura, anarchica. Solo un pittore poteva avere il coraggio di cambiare le cose”, aggiunge. Rama ha governato ininterrottamente dal 2000 al 2011, mancando il terzo rinnovo del mandato per una manciata di schede; alcuni parlano di frode, altri dicono che abbia perso per colpa di una serie di foto, pubblicate pochi giorni prima delle elezioni, dove appare senza veli su una spiaggia francese.
I suoi avversari non hanno mancato di accusarlo di corruzione, eppure “solo lui può garantire la trasparenza delle istituzioni”, secondo il biologo dell’Università di Tirana Spase Shumka. Per molti elettori, votare ha significato finora accedere o meno a un posto da dipendente pubblico; la composizione degli uffici ha in questo modo seguito l’alternanza dei partiti al potere, rallentando la realizzazione di qualsiasi riforma. Il futuro primo ministro ha promesso che, d’ora in poi, la meritocrazia determinerà la struttura delle amministrazioni.
“Mia mamma era amica di Berisha, l’ex primo ministro, ma ora che lavoro per i tedeschi non mi interesso più di politica” confessa Dušan, bracciante in un progetto di cooperazione nella regione nord-est dell’Albania. Le sue parole e la sua storia sembrano dimostrare, da un lato, come il voto di scambio sia una prassi nazionale, più che un tabù; dall’altro, spingono a chiedersi se la popolarità di Edi Rama non dipenda dal titolo di studio degli elettori.
Negli ultimi dieci anni, la percentuale di iscritti all’Università è passata dal 15 al 44 per cento, con punte del 50 per cento tra le donne.
“Non lo conosco, come faccio ad avere un’opinione su di lui?”, sogghigna Susan, proprietaria di un bar per camionisti a Tirana. L’ex sindaco della sua città e nuovo primo ministro ammicca appiccicato a una parete, dentro una locandina dallo sfavillante sfondo viola.