Vaccini antinfluenzali cinesi: scoppia una nuova polemica sulla Regione Lombardia
Manca l'autorizzazione da parte di Aifa per usare le 100mila dosi acquistate nell'ultima gara. Pd e M5S attaccano, ma Aria precisa: "L'aggiudicazione è subordinata al via libera". Secondo Regione Lombardia, i vaccini saranno addirittura più di quelli effettivamente necessari
C’è un nuovo capitolo nella vicenda relativa ai vaccini antinfluenzali e al loro approvvigionamento da parte di Regione Lombardia. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) non ha concesso l’autorizzazione alla commercializzazione delle 100mila dosi acquistate dall’azienda cinese Life On attraverso l’ultima gara bandita dal Pirellone. Senza il via libera da parte dell’autorità regolatoria, tali vaccini non sono quindi utilizzabili nel nostro Paese.
La notizia, anticipata da Agi e La7, ha riacceso la polemica politica – per la verità mai sopita – tra la maggioranza di centrodestra che governa la Lombardia e l’opposizione. Samuele Astuti, capogruppo del Pd in Commissione Sanità, commenta così la vicenda: “Sarebbe l’ennesimo fatto grave in una vicenda in cui la Regione Lombardia ha dato il peggio di sé. L’assenza di quel quantitativo porterebbe la Regione vicinissima al limite inferiore della copertura delle categorie più fragili ed esposte, lasciando del tutto scoperte intere fasce di popolazione che, invece, sarebbe importante che si vaccinassero contro l’influenza, come raccomandato dal ministero della salute e da tutti gli organismi competenti nella lotta al Sars-Cov-2”. Dura anche la critica del Movimento Cinque Stelle, che con il capogruppo in Regione Marco Fumagalli osserva: “È la conferma che Aria non funziona e che in Regione la mano destra non sa cosa fa quella sinistra. Il coordinamento dovrebbe essere di Ats Lombardia, che nelle rispettive competenze di Aria e Fondazione biomedica cerca di programmare nel migliore dei modi l’attività. Mi auguro che al più presto Regione Lombardia si possa dotare di una organizzazione all’altezza della situazione”.
Aria, la controllata della Regione che si occupa degli acquisti, ribadisce la correttezza del proprio operato, con un comunicato che tuttavia conferma la mancanza dell’autorizzazione di Aifa sul lotto in questione: “Non verrà acquisito, e quindi distribuito, alcun vaccino che non abbia ottenuto le autorizzazioni previste dalla legge. E superato le conseguenti scrupolose verifiche. In merito alla notizia riguardante l’aggiudicazione di una fornitura di 100.000 vaccini antinfluenzali per la Regione Lombardia, aggiuntivi rispetto a quelli già acquistati, si sottolinea che Aria ne ha determinato l’assegnazione. Subordinandone tuttavia l’efficacia giuridica a seguito dell’avvenuta AIC (Autorizzazione per l’immissione in commercio) per l’Italia da parte di Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco. Fino a quel momento non ci sarà alcun acquisto. Né alcuna forma di pagamento da parte dell’istituzione regionale. Tutto questo non pregiudica la campagna vaccinale antinfluenzale in quanto le dosi già acquisite da Regione Lombardia nel corso dei mesi ammontano a 2,9 milioni di unità”.
La situazione, quindi, è simile a quella dell’aggiudicazione di un lotto di 400mila vaccini a Falkem Swiss “subordinata alla verifica dei requisiti morali”, come la stessa Aria ha precisato in una nota inviata a TPI. Mentre si attende di sciogliere le riserve per sbloccare le due gare, la Procura di Milano venerdì scorso ha aperto un fascicolo di inchiesta a titolo conoscitivo (senza indagati ne’ ipotesi di reato) sull’acquisto di vaccini antinfluenzali a prezzi maggiorati da parte di Regione Lombardia, nella sua corsa contro il tempo per procurare tutte le dosi necessarie.
Una corsa, tuttavia, non priva di ostacoli, viste le vicissitudini delle gare fin qui effettuate per garantire l’acquisto dei vaccini. Ma quanti ne servono? Secondo il settore Welfare di Regione Lombardia il bisogno massimo è da quantificare in 2,7 milioni di dosi: “L’offerta di vaccini è coerente con il fabbisogno e probabilmente è superiore a quella che sarà la vaccinazione effettiva”, ha affermato nei giorni scorsi il d.g. Marco Trivelli, aggiungendo anche che “c’è spazio per poter sub-fornire le farmacie per consentire alla popolazione non target di vaccinarsi volontariamente”.
Secondo la Regione, quindi, la campagna di vaccinazione potrà cominciare senza problemi il 19 ottobre e i vaccini già acquisiti sarebbero addirittura superiori alle necessità reali. Anche su questo dato ci sono state polemiche, in quanto l’allargamento degli aventi diritto disposto dal Ministero della Salute porta a una platea totale di 3,8 milioni nella sola Lombardia. Tuttavia, come spiegato dallo stesso Trivelli, la percentuale di chi effettivamente si sottopone al vaccino è solitamente molto inferiore: “L’obiettivo del 75% è sempre stato irraggiungibile”, ha spiegato nei giorni scorsi. “Quest’anno speriamo che le fasce target siano disposte a vaccinarsi. L’anno scorso la vaccinazione si è applicata solamente alle fasce raccomandate e abbiamo raggiunto il 49% di copertura. Se quest’anno ci fosse un’adesione completa arriveremmo a 2,76 milioni di dosi necessarie e quelle acquistate sono 2,88 milioni: la disponibilità c’è, anzi ci sarà una eccedenza rispetto a quante persone si vaccineranno”.
Ma questo trend si ripeterà anche in questo 2020, nel quale vaccinarsi contro l’influenza è diventato fondamentale anche per favorire la diagnosi differenziale di Covid-19 e non mettere inutile pressione sulle strutture sanitarie già messe a dura prova dalla pandemia? La campagna di TPI per effettuare vaccinazioni di massa ha già ottenuto l’appoggio di illustri clinici e, auspicabilmente, il sostegno da parte delle istituzioni aiuterà a diffondere maggiore consapevolezza anche nella cittadinanza.
Leggi anche: Scuola, Governo e Regioni promuovano una vaccinazione antinfluenzale di massa: la campagna di TPI