Il PD attacca la Regione: “La vostra mancanza di visione ci obbliga ad alzare le tasse”
Lo scontro politico si sposta sui temi dell'urbanistica, con l'assessore del Comune di Milano Pierfrancesco Maran che critica duramente le scelte dell'amministrazione-Fontana, appoggiato dai consiglieri regionali del PD
I temi urbanistici, elemento chiave della prossima campagna elettorale, salgono alla ribalta del dibattito politico lombardo. Ad aprire lo scontro è il PD, che attacca la maggioranza di centrodestra sulla legge urbanistica regionale, approvata lo scorso anno. Secondo i consiglieri Carmela Rozza e Matteo Piloni, la norma voluta dall’amministrazione-Fontana “impone ai comuni di alzare le tasse ai cittadini e li ostacola nel recupero delle periferie. È una legge deleteria, quindi è necessario che la Regione la modifichi. Notevole il caso di Milano, sollevato dall’assessore Maran, dove una città già economicamente fiaccata dalla pandemia e dal lockdown si vede imporre una decurtazione per legge regionale di 30 milioni di euro. Ma il problema riguarda tutti i comuni della Lombardia”.
Pierfrancesco Maran, che nella giunta-Sala ha la delega all’urbanistica, infatti si chiede: “Perché la Regione in otto mesi ha spostato 30 milioni dalle risorse pubbliche ai fondi immobiliari? Chi investe a Milano è il benvenuto, ma deve contribuire nella giusta misura. Facciamo qualche passo indietro. Qualche mese fa il Comune di Milano ha approvato il Piano di Governo del Territorio (PGT) ‘Milano2030’, strumento urbanistico per eccellenza che – dopo due anni di studio e lavoro, decine di incontri pubblici che hanno visto il coinvolgimento di migliaia di persone, procedure formali e doppia votazione in Consiglio comunale – ha fissato le nuove regole della città su verde, indici edificatori, edilizia convenzionata, housing sociale e rigenerazione degli edifici abbandonati. Pochi giorni dopo – prosegue l’assessore del Comune – Regione Lombardia ha approvato una norma urbanistica che, senza sostanziale dibattito pubblico, ha minato alla base alcuni punti fondamentali del Piano di Milano, così come di quello di ogni comune lombardo”.
Secondo Maran, ciò ha prodotto tre effetti: “1) Regione ha tagliato dall’alto quanto dovuto dai fondi immobiliari alla città. Nel caso di Milano, analizzando solo i primi otto mesi del 2020, con in mezzo un lockdown, questo significa che il Comune (la collettività) ha perso 30 milioni a favore di fondi immobiliari, incamerandone solo 85 invece di 115; 2) Qualunque sia la capacità edificatoria massima fissata da un comune, questa viene deliberatamente incrementata da Regione del 20% in qualunque contesto e in deroga a ogni norma morfologica (di costruzione della città )o di limite di altezza. Quindi, ad esempio, dove le regole urbanistiche consentono la costruzione di un edificio di massimo cinque piani, la Regione ne permette uno in più. In autunno il Comune tutelerà il territorio con una delibera che indichi dove e perché non riterremo in alcun modo possibile applicare questo provvedimento; 3) Se hai lasciato un immobile abbandonato il Comune di Milano ti obbliga a recuperarlo o demolirlo entro 18 mesi (qualcuno di più adesso con la proroga legata al Covid) altrimenti perdi indice edificatorio oltre quello base”.
“Ora però – aggiunge l’esponente Dem – se lo hai abbandonato da più di cinque anni la Regione ti regala un 20% aggiuntivo di volumetria (se aveste immobile abbandonato da due/tre anni che fareste? Possiamo arrivare tutti a immaginare la più probabile risposta). Ci sono due punti ulteriori che vorrei sottolineare su tutti: 1) Esiste una differenza politica tra il considerare lo sviluppo del territorio con tutte le sue diverse specificità ed esigenze, come abbiamo fatto noi nel PGT, e il trattarlo come oggetto di deregulation per cui il principio unico è che il fondo immobiliare deve pagare meno ed edificare di più; 2) Non voglio che pensiate che anche in questo caso l’intento principale sia quello di difendere Milano quando dev’essere invece cambiare la Lombardia”.
“La Regione – conclude Maran – è guidata da anni da persone senza idee, visione e capacità di andare oltre piccole furbizie economiche, purtroppo. La Lombardia cresce nelle città e ha una economia in difficoltà nelle province perché chi guida la Regione produce un modello economico decadente e che sfavorisce investimenti di qualità”.