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Carmela Rozza (PD): “Il nostro piano per fare ripartire la Lombardia senza passi falsi”

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Nella conferenza stampa dei Dem in Regione è stato proposto Tito Boeri alla guida della Task Force che dovrà dirigere la Fase 2 dell'emergenza-Coronavirus

“Una falsa ripartenza rappresenterebbe un colpo mortale per le attività economiche già fortemente compromesse, per l’economia in generale, ma soprattutto sarebbe un grave danno per i cittadini. E in questa ripartenza economia e salute non possono prescindere l’una dall’altra. Perciò ho presentato un piano che ci aiuterà a gestire il Coronavirus quando riprenderemo gradualmente le nostre vite private e lavorative”, è partita da questa considerazione Carmela Rozza, consigliera regionale del Pd, durante il suo intervento nel corso della conferenza stampa che si è tenuta stamattina, a palazzo Pirelli, organizzata dal Gruppo regionale del Pd, per lanciare alcune proposte per la ripartenza prevista dalla fase due.

Nel corso dell’incontro, al quale hanno preso parte anche il capogruppo del Pd, Fabio Pizzul, e i consiglieri Giani Girelli e Samuele Astuti, è stata proposta la figura di Tito Boeri alla direzione della task force regionale per gestire la “Fase 2”.

“Siamo ancora nell’emergenza, ma bisogna pensare già da ora alla fase due, quella della ripartenza”, ha detto Astuti.  “Se straordinaria è l’emergenza altrettanto lo dovranno essere le misure che in Lombardia, la regione più colpita, dovranno essere messe in campo. E anche il ragionamento legato alle riaperture delle attività dovrà essere affrontato sulla base delle curve epidemiologiche dei singoli territori”.

La consigliera Rozza ha spiegato, poi, che “il piano consiste nel programmare i tamponi a tutto il personale sanitario e sociosanitario che opera negli ospedali, nelle Rsa e nelle Rsd (le residenze dedicate ai disabili, ndr), nel risanamento delle strutture ospedaliere e residenziali, ma anche in quelle realtà del territorio a maggior rischio, come le case popolari e ad alta densità abitativa, nella riconversione di alcuni nosocomi destinati solo ai pazienti Covid e dotati di tutto”.

In tutto questo, secondo la consigliera dem, sarà “fondamentale la medicina di territorio, che andrà potenziata in maniera importante perché oggi i numeri sono risibili, assieme alle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale che seguono i pazienti Covid a domicilio, e il rafforzamento dei medici di famiglia e della medicina del lavoro. Nel piano prevedo anche tamponi a tutti i lavoratori che riprendono la propria attività, perché con la ripartenza bisogna avere un governo chiaro e sicuro del virus, individuando subito l’eventuale infetto assieme ai suoi contatti, permettendo di lavorare in sicurezza gli altri ed evitando il ripresentarsi di nuovi focolai”.

COME ATTUARE UNA “VERA” RIPARTENZA – IL TESTO COMPLETO DEL PROGETTO DEL PD PER LA LOMBARDIA

Gli esperti ci dicono che In Lombardia i contagiati da Coronavirus sono 5/10 volte più numerosi di quanto non possiamo evincere dai dati ufficiali. Ad oggi infatti non ci è dato sapere quante situazioni di contagio ci sono all’interno delle famiglie, così come non c’è contezza della portata dei contagi nelle RSA e tra il personale sanitario.

È quindi molto importante valutare con molta attenzione come attuare la ripartenza. Una falsa ripartenza rappresenterebbe un colpo mortale per le attività economiche (già fortemente compromesse) e l’economia in generale e creerebbe un forte disagio ai
cittadini. E ritengo non si possa correre il rischio di vanificare i sacrifici fin qui fatti da famiglie e imprese (ormai in condizioni di precarietà economica) con una ripartenza fragile e discontinua

Affinché il processo sia graduale e costante è necessario approntare fin d’ora un piano di Sanità territoriale che garantisca, nella fase della cosiddetta convivenza, procedure corrette finalizzate al controllo e alla gestione dei rischi da contagio. Per fare questo occorre fin da subito:

1. Effettuare i test diagnostici su tutto il personale sanitario e assimilati a maggior rischio (personale di reparto, personale a diretto rapporto con i pazienti e tutto il personale di assistenza nelle RSA) e garantire adeguata fornitura DPI

2. Effettuare i test diagnostici su tutti i casi di infezione respiratoria acuta, ricoverati nelle Rsa e altre strutture di lunga degenza, e garantire adeguata fornitura di DPI al personale, oltre ad una corretta formazione sulla gestione delle infezioni da
virus

3. Effettuare i test diagnostici a tutti gli operatori dei servizi di soccorso ed emergenza, compreso il personale ausiliario e i tecnici

4. Effettuare i test diagnostici su tutti i soggetti vulnerabili e su tutti coloro che vivono in comunità chiuse

5. Avviare un piano di sanificazione di tutti gli edifici adibiti a RSA, provvedendo al ricovero degli ospiti risultati positivi n ospedale o in struttura che garantiscano assistenza sanitaria adeguata degli ospiti risultati positivi

6. Approntare un piano strutturato di riconversione degli ospedali ai fini del ritorno graduale ad un assetto tradizionale e, sulla base dell’andamento di sviluppo del virus, prevedere la sanificazione dei nosocomi e l’individuazione di strutture sanitarie DEDICATE ESPRESSAMENTE alla cura dei casi di CoviD-19 Per quanto riguarda l’impegno sul TERRITORIO occorre premettere che la medicina e l’assistenza territoriale e a domicilio, se sono essenziale in questo momento, lo saranno
ancora di più alla ripartenza.

La convivenza con una situazione di probabile contagio richiede una costante attività di diagnostica e assistenza al domicilio dei contagiati che non richiedono il ricovero in ospedale.

Così come è necessaria un’accurata azione di controllo sanitario nei luoghi di lavoro che si esplica con una capillare e funzionale monitoraggio con test e follow up sui lavoratori di esercizi commerciali, uffici pubblici e tutte le attività economiche che via via ripartono.

Imprescindibile poi il monitoraggio ed il controllo di quelle realtà abitative, sul territorio, a maggior rischio come le case popolari e tutte situazioni di disagio sociale ed economico.

Per fare questo occorre fin da subito:

1. Dotare i Medici di famiglia di tutti i DPI e le dotazioni strumentali per svolgere la loro preziosa attività di diagnosi, cura e controllo sul territorio e metterli in rete anche potenziando una piattaforma informatica di telemedicina

2. Potenziare e rafforzare, anche quantitativamente, le USCA per una diffusione capillare delle cure territoriali e un incremento del personale dedicato mantenuto in stretta connessione con gli MMG, attraverso l’utilizzo della piattaforma. Medici di famiglia e USCA compongono la rete di sorveglianza sanitaria del territorio

3. Potenziare e implementare le risorse umane dei dipartimenti di prevenzione e dei servizi di medicina del lavoro al fine di rafforzare e gestire la sorveglianza sanitaria nei luoghi di lavoro

4. Incentivare fattivamente lo sviluppo dell’aggregazione dei Medici di famiglia in cooperative che possano, nel concreto, meglio gestire anche la presa in carico dei pazienti cronici e il potenziamento delle cure al domicilio delle persone e sul
territorio

Siamo consapevoli che quanto proposto richiede uno sforzo poderoso di revisione e riconversione del sistema lombardo, ma il principio che ci deve guidare nella ripartenza, visto che saremo costretti a convivere con il virus per parecchio tempo, è quello di individuare subito le situazioni di contagio per poter poi la persona contagiata e i suoi contatti, al fine di evitare la conseguenza più pericolosa in quella fase, ossia il determinarsi di focolai infettivi.

E infine, per poter effettuare tutti i test diagnostici necessari in questa fase, sarà necessario incrementare il numero dei laboratori che processano i tamponi, distinguendo fra quelli dedicati al territorio e quelli che operano per gli ospedali al fine
di evitare rallentamenti nell’attività ospedaliera.

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