Gli sbarchi fantasma dei migranti in Sicilia
Negli ultimi due mesi, circa 800 persone sono arrivate di nascosto dal mare, scomparendo nel nulla. Siamo andati nei luoghi dove avvengono questi sbarchi
Viaggiano su yacht di lusso, attraversano il canale di Sicilia come spettri e giungono sulle coste sicule eludendo i controlli della guardia costiera e delle ong che prestano soccorso in mare: sono i migranti degli “sbarchi fantasma”.
Attraccano sulle spiagge più impervie da raggiungere a piedi e fuggono via disperdendosi nella macchia mediterranea dell’isola. Altri, secondo testimoni, scendono dalle barche vestiti in modo elegante, portando valigie e borse costose. Dopo aver completato le procedure di registrazione, vanno a cena nei raffinati ristoranti del posto.
Ma chi sono, da dove vengono e, soprattutto, come fanno?
Negli ultimi due mesi circa 800 persone sono clandestinamente arrivate in Italia secondo questa modalità. Se poi si considerano quelle sbarcate a Lampedusa e Linosa in numero sale a 1300.
Sono pochi rispetto agli oltre 120mila giunti in Europa nel 2017. Sono anche in questo caso migranti che abbandonano i loro paesi per motivi economici o politici, o che fuggono da regimi brutali o terribili guerre. La differenza è che possono sborsare cifre ingenti per cercare un luogo più sicuro in cui vivere.
“Ogni passeggero paga fino a 8mila euro per il viaggio”, racconta uno scafista al giornalista del Guardian Lorenzo Tondo. Alcune famiglie hanno pagato fino a 100mila euro per raggiungere l’Europa dal medio Oriente, riporta il quotidiano.
Si muovono dalla Tunisia, dalla Turchia, dal Marocco e dalla Libia senza farsi intercettare dai controlli dei rispettivi paesi e giugnono sulle coste della sicilia, ma anche della puglia, come accaduto a Santa Maria di Leuca.
Sono dottori siriani, magistrati e avvocati afghani, professori e imprenditori iracheni. A confermarlo è Carlo Parini, commissario di Polizia responsabile del gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina della procura di Siracusa.
Il giornalista Davide Lorenzano è andato per TPI nei luoghi dove avvengono questi sbarchi. Ecco cosa ha visto:
Pare il canovaccio di un’opera di Daniel Dafoe. Con un gruppo di personaggi smarriti e il loro destino al centro della vicenda. E anche l’azione, piuttosto priva di dialoghi. Lo si deduce guardando un filmato dove si staglia un’imbarcazione sulla battigia e, poco distante, un flusso di uomini senza nome intenti solo a correre e confondersi nella sterpaglia dissolvendosi.
Dalla spiaggia della Riserva Naturale di Torre Salsa, a pochi chilometri da Agrigento, non è poi così raro individuare piccole barche affollate di gente sbarcare in modo del tutto indisturbato e silenzioso. Ultimo l’episodio di domenica 27 agosto, quando due natanti hanno attraccato con a bordo una quarantina di persone.
Li chiamano sbarchi “fantasma” e si stima che, solo negli ultimi due mesi, con queste modalità siano immigrate clandestinamente nella provincia circa 800 persone, senza considerare quelle arrivate Lampedusa e Linosa: circa 1300.
Ma come fanno gli equipaggi a eludere le navi di soccorso e gli altri controlli del Canale di Sicilia? È questa la domanda delle domande. E perché il litorale di Torre Salsa non è presidiato da terra?
Realizzando il servizio si è potuto constatare la difficoltà nel raggiungimento a piedi della riva e, in particolare, del luogo dove è avvenuto lo sbarco. E neanche i veicoli di terra possono giungervi facilmente. Le autorità che volessero intervenire tempestivamente sarebbero perciò facilmente aggirate. Probabilmente, solo i mezzi aerei potrebbero garantire un efficace pattugliamento.
Dal racconto di testimoni, nell’ultimo periodo sono stati più volte avvistati lungo le strade statali corridoi di uomini disperati. Spesso è in questo modo che si viene a conoscenza dello sbarco nelle vicinanze; altre volte, invece, con il solo rinvenimento di indumenti abbandonati al suolo.
Dai filmati di questi attracchi, diffusi online, i viaggiatori che cercano di disperdersi corrono agilmente e non paiono provati dalla traversata del mare aperto. Bottiglie rimaste a bordo dei barchini e sulla sabbia paiono dispensare ancora acqua, e riserve di carburante rimangono sigillate.
Tante le stravaganze che farebbero pensare a nuove ipotesi. “Ci sembra molto difficile che queste barche possano attraversare il Mediterraneo. Si sta iniziando a diffondere l’idea che ci possa essere una barca madre che li porti a riva. Per esempio, questa barca che vediamo qui e che ha trasportato qualche giorno fa 15 migranti è lunga 6 metri ed ha un motore di 15 cavalli: sembra ben difficile che possa arrivare dalla Tunisia anche se ci sono solo 200 chilometriˮ, ha detto a TPI Claudio Lombardo, medico con la passione per l’ambiente e membro di Mareamico, l’associazione ecologica che spesso per prima ha denunciato diversi casi di sbarchi fantasma grazie anche alle numerose segnalazioni dei sostenitori, e che adesso denuncia l’inquinamento, anche paesaggistico, derivante dai relitti arenati da giorni su una spiaggia di forte interesse per i turisti.
Le traversate hanno caratteristiche diverse dalle tratte in gommone dalla Libia. Per questo motivo si ritiene che le imbarcazioni provengano dalla Tunisia, come dimostrano alcuni documenti di riconoscimento tunisini, talvolta distrutti, rinvenuti nelle vicinanze delle barche.
Viaggi sicuri – spesso conclusi in orari notturni con i passeggeri che, messi i piedi a terra, si fanno luce con l’ausilio dei cellulari – cui costo potrebbe in tutta probabilità essere superiore a quello delle tratte tradizionali poiché non necessitano di soccorsi e sono in grado di sottrarsi ai controlli, così da eludere il sistema di accoglienza che prevede la necessaria identificazione dei migranti.
Ma perché questa premura a non essere identificati e quindi precludersi la possibilità di accedere a circuiti di integrazione? Nei giorni scorsi, il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, in un’intervista a Repubblica non ha escluso la presenza tra i migranti di uomini che hanno problemi con la giustizia nei paesi d’origine, o di individui già espulsi dall’Italia o, peggio, qualcuno legato al terrorismo internazionale.
Sul posto, proprio mentre TPI effettuava le riprese delle immagini che vi proponiamo nel servizio, anche l’inviato delle Iene Cristiano Pasca che, ispezionando i vestiti abbandonati sul terreno dai migranti, ha fatto la preoccupante scoperta della felpa nera con la scritta bianca “Haters #Paris”, Odiatori di Parigi, con in mezzo un’immagine della Tour Eiffel capovolta.
Pasca ha rinvenuto il capo d’abbigliamento accanto a un cartone del latte e a un sacco nero utilizzato per contenere abiti asciutti che i migranti indossano nel momento dell’arrivo sulla terra ferma. Con la consegna dell’oggetto alla procura della Repubblica di Agrigento da parte della iena, è stata avviata un’indagine.
La vicenda è spinosa e parlarne richiede non poca cautela. Il confine tra l’essere tacciati per allarmisti o per buonisti, per noi giornalisti, è molto sottile. Non si può dire che il ritrovamento non desti preoccupazioni che suscitano nuovi interrogativi, come non si può neppure dire che rappresenti un reale segnale di pericolosità.
È inoltre possibile che qualcuno abbia adagiato volontariamente l’indumento per terra, affinché fosse ritrovato. L’articolo non sarà facilmente reperibile in Italia ma attraverso una veloce ricerca online ci si imbatte in diversi modelli. Il portale Meridionews ha fatto notare come dal sito di e-commerce cdiscount.com, per esempio, è possibile visualizzare una galleria di articoli uguali o molto simili alla felpa incriminata, appartenenti al marchio “Jeans Industry”.
Dal sito della ditta – incredibilmente francese – l’articolo non risulta però in elenco. L’ipotesi che possa essere stata posizionata ad arte può trovare strada a seguito delle forti tensioni nella vicina Porto Empedocle per via dell’apertura, alla vigilia di ferragosto, di un nuovo centro di prima accoglienza per minori migranti non accompagnati e dove ignoti hanno danneggiato il citofono della struttura.
Aizzare le folle all’odio non è mai stata la soluzione giusta, in nessuna epoca storica. Se l’opinione pubblica condanna le indicibili stragi perpetrate a danno di innocenti, la stessa non può ricorrere a quelli stessi comportamenti che le originano. Il malcontento popolare rischia di riversarsi, con atti estremamente violenti, su altrettanti deboli.
Il fenomeno degli sbarchi fantasma si è acuito nelle coste meridionali della Sicilia da qualche mese, ma gli episodi si verificano con sospetta abitualità già da un paio di anni.
La notte del 14 giugno, sulla spiaggia di Drasy, a ridosso di Punta Bianca, hanno attraccato due imbarcazioni di legno di circa 7 metri. Sparsi intorno sono stati ritrovati vestiti, scarpe, beni di consumo e altri oggetti precari. Abbandonate a bordo, diverse taniche di benzina.Dei circa 30 migranti che si ritengono essere sbarcati la polizia ha potuto intercettarne 11, tra cui una donna condotta all’ospedale San Giovanni di Dio.
Nel pomeriggio del 3 agosto, un altro sbarco ha interessato le spiagge agrigentine, a Capo Rossello, nei pressi di Realmonte. Quando le autorità sono giunte sul posto, dei 12 migranti non c’era più traccia. La notte del 4 agosto, a Torre Salsa, sono approdate circa 90 persone. Erano a bordo della Bochra (“Bella notizia”), un peschereccio di undici metri in buone condizioni. Giovedì 17 agosto, nell’incredulità dei bagnanti di Villa Romana, tra Porto Empedocle e Realmonte, due barche solitarie sono state individuate sulla secca a pochi metri dall’arenile: una decina di passeggeri si sarebbero allontanati immediatamente dopo l’arrivo.
Nella stessa giornata, la spiaggia di Torre Salsa accoglieva un’altra imbarcazione. Circa 30 dei viaggiatori sono stati catturati da carabinieri e guardia di finanza, mentre i restanti 10 si sarebbero dileguati nelle campagne di Siculiana. Lo sbarco – che di “fantasma” ha ben poco – è avvenuto alla luce di molti testimoni. È stato un diportista infatti ad avere ripreso in video il momento dell’approdo, trasmettendo il documento alla delegazione di Agrigento di Mareamico che lo ha pubblicato online.
Immagini già viste, pochi giorni prima, sulla spiaggia di Zahara de los Atunes, in località Cadice, in Spagna, e diffuse dall’emittente Todo Radio: un gommone affollato di individui provenienti dal continente africano è sbarcato fra i turisti che hanno filmato la scena con lo smartphone.
Il 18 agosto, a seguito di un furioso inseguimento in mare, le motovedette della guardia costiera di Porto Empedocle hanno intercettato una novantina di migranti che, giunti sulla terra ferma, sono stati fermati nel tentativo di fuga. Uomini, donne e minori provenienti dall’area del Maghreb che hanno sete. Sete di libertà.
Qui sotto il video di Davide Lorenzano con l’intervista a Claudio Lombardo, membro dell’associazione Mareamico: