Libia, la guardia costiera ha recuperato 60 migranti al largo di Zawiya
I migranti sono stati riportati in Libia e si trovano in un campo profughi nella città di Zawiya
La guardia costiera della Libia ha fatto sapere di aver soccorso 60 migranti, tra cui ci sono 19 donne e 4 bambini, diretti verso l’Europa al largo delle coste del paese.
Il portavoce della guardia costiera Ayoub Gassim ha spiegato che i migranti sono stati recuperati al largo della città occidentale di Zawiya a bordo di un gommone.
I migranti hanno ricevuto assistenza medica e umanitaria e sono stati portati in un campo profughi diZawiya, secondo quanto riportato da Associated Press che cita il portavoce Gassim.
Secondo i dati rilasciato da Medici Senza Frontiere, 11.800 persone che cercavano di attraversare il Mediterraneo a bordo di barconi sono state riportate in Libia dall’inizio dell’anno.
I migranti vengono poi trasferiti in centri di detenzione non regolamentati che si trovano lungo la costa.
La Libia non è considerata un porto sicuro dall’Unione europea e dalle Ong che si occupano del soccorso dei migranti, come ricordato in occasione della vicenda che ha coinvolto la nave italiana Asso 28.
Intanto la nave Aquarius continua ad attendere l’indicazione di un approdo.
Venerdì 10 agosto, a distanza di poche ore, la Ong ha soccorso al largo della Libia prima 25 persone trovate alla deriva su una piccola barca di legno senza motore, poi altre 116 in una seconda operazione.
La nave, domenica 12 agosto, ha anche individuato una terza imbarcazione segnalatagli dal Centro di coordinamento libico, ma le persone a bordo hanno rifiutato i soccorsi.
I migranti hanno detto che preferiscono cercare di raggiungere Lampedusa, per cui la Ong ha solo fornito solo acqua, cibo e giubbotti di salvataggio.
Oggi, 13 agosto 2018, i ministri Toninelli e Salvini hanno affermato attraverso i social che non hanno intenzione di far approdare la Aquarius in territorio italiano.
Il numero di migranti arrivati sulle coste europee si è ridotto rispetto agli anni precedenti, ma a una riduzione degli arrivi ha fatto da contraltare un aumento del numero dei morti.
Rispetto allo stesso periodo del 2017, scrive l’Unchr, sono state 600mila le persone che hanno perso la vita “segnando un ritorno ai livelli pre-2014”. “Tuttavia, ogni 31 persone che hanno tentato la traversata nei mesi di giugno e luglio, una risulta morta o dispersa, rispetto a 1 su 49 nel corso del 2017”.