Aquarius, il Tribunale del riesame smonta l’inchiesta: “Nessun traffico illecito di rifiuti”
Il tribunale del Riesame di Catania smonta l’inchiesta a carico di Aquarius. Secondo quanto si legge nella motivazione con la quale i giudici hanno accolto il ricorso dei difensori e disposto il dissequestro dei conti dell’agente marittimo indagato, Francesco Gianino, l’Ufficio di sanità marittima “ha sempre rilasciato la libera pratica sanitaria, escludendo espressamente che vi fossero malattie tali da comportare un rischio infettivo”.
Gli indumenti dei migranti, si legge, non possono infatti essere “assimilati ai rifiuti sanitari pericolosi”. Certo, spiegano i giudici, i rifiuti prodotti a bordo delle navi “andavano smaltiti certamente in modo non indifferenziato”, ma “la violazione della normativa in materia non può far ipotizzare il traffico illecito”.
Così è caduta l’inchiesta con la quale a fine novembre il procuratore Carmelo Zuccaro ha disposto il sequestro, mai eseguito perché l’imbarcazione non è più entrata in acque italiane, dell’Aquarius usata dalle Ong Medici Senza Frontiere e Sos Mediterranèe per le missioni di soccorso dei migranti nel Mediterraneo
Secondo la tesi di Zuccaro, Medici senza frontiere avrebbe smaltito in modo indifferenziato rifiuti pericolosi come gli indumenti dismessi e i materiali utilizzati a bordo per il primo soccorso delle persone, malgrado a bordo di fossero registrati casi di “scabbia, tubercolosi, meningite, Hiv”.
In 44 sbarchi, negli ultimi due anni e mezzo, sarebbero state smaltite illecitamente 24 tonnellate di rifiuti pericolosi, con un risparmio stimato in quasi mezzo milione di euro.
Dalle relazioni sanitarie, invece, “si evince che l’unica malattia infettiva riscontrata dalle autorità marittime era la scabbia, patologia in relazione alla quale il problema dei liquidi biologici non poteva porsi”.
Resta il fatto che gli indumenti “a rischio di contaminazione da agenti patogeni” e gli scarti alimentari “non potevano essere raccolti in modo indifferenziato”. Ma questo configura eventualmente un illecito da sanzionare con una multa, e non certo con il sequestro della nave.