ESCLUSIVO | Salvini contro donna Rom, direttore UNAR a TPI: “Prese in carico diverse segnalazioni sul caso”
Il ministro dell'Interno si era rivolto alla donna chiamandola "zingaraccia" e minacciando di "radere al suolo la sua casa"
Salvini contro donna Rom, il direttore UNAR Triantafillos Loukarelis: “Prese in carico diverse segnalazioni sul caso”
All’indomani dell’apertura della crisi di governo e a pochi giorni dai duri attacchi del ministro dell’Interno Matteo Salvini nei confronti di una donna rom finita al centro di una polemica, TPI ha intervistato Triantafillos Loukarelis, che da poche settimane ha preso il posto di Luigi Manconi come direttore dell’UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali).
Loukarelis non entra nella polemica politica, tuttavia conferma che l’ufficio ha preso in carico molteplici segnalazioni arrivate sugli insulti di Salvini alla donna rom, per istigazione all’odio etnico.
Come sa noi siamo un ufficio del Dipartimento Pari Opportunità, un ufficio composto da tecnici che si occupano di questioni molto delicate, che talvolta divengono anche oggetto di campagna elettorale.
Abbiamo il dovere di intervenire quando ci sono casi di discriminazione, ma ovviamente non entriamo nel dibattito politico perché non ci compete. Siamo attenti a come vengono realizzate le politiche.
Ho contatti con parlamentari della Lega, del Movimento Cinque Stelle ma anche del Pd, c’è un contatto trasversale visto il mio ruolo terzo rispetto alla politica partitica.
La mia impressione è che molto probabilmente si andrà a elezioni a fine ottobre. Non si intravedono soluzioni temporanee per nuove maggioranze, anche tecniche. Gli stessi parlamentari, paradossalmente, osservano e apprendono la situazione dai giornali, quindi penso che siano interlocuzioni che riguardano pochissime persone in questo momento, tra cui principalmente il presidente della Repubblica.
Ci sono molte variabili che si intrecciano nelle crisi di governo, ma se lei mi chiedesse di puntare un euro su qualcosa punterei sulle elezioni a fine ottobre.
All’interno della Strategia per l’inclusione di rom, sinti e caminanti per noi è fondamentale l’elemento culturale. Il viaggio ad Auschwitz è importante proprio per il superamento degli stereotipi che vedono le comunità rom, sinti e caminanti, sempre trattate in maniera negativa.
Bisogna fare una contro-narrazione, per spiegare che queste comunità hanno una storia molto ricca dal punto di vista dell’organizzazione sociale, del contributo che hanno dato alle arti, ma anche una memoria storica che li ha visti perseguitati durante la seconda guerra mondiale e anche prima.
Durante il Porrajmos 500mila persone rom e sinti sono passate attraverso i campi di concentramento e i forni crematori. Commemorare le vittime è un modo per ribaltare la comunicazione e la narrazione e dare a queste comunità una dignità di popolo come è giusto che sia.
Per farlo noi puntiamo sul coinvolgimento dei giovani, e mi riferisco sia ai giovani studenti rom, sinti e caminanti che ottengono ottimi risultati, sia a giovani interessati a conoscere la cultura romanì.
Noi ovviamente monitoriamo queste vicende. Il nostro auspicio è che escano dal dibattito politico, a maggior ragione se avremo presto una nuova campagna elettorale, e che non si usino certi termini e non si strumentalizzino emergenze sociali.
Le condizioni drammatiche in cui vivono rom, sinti e caminanti nei campi è un’emergenza sociale. La politica deve occuparsi di risolverla, trovando soluzioni equilibrate e basate sulla legislazione nazionale. Ricordo che sia a livello nazionale sia a livello internazionale abbiamo una legislazione molto chiara sul rispetto dei diritti umani e sul diritto all’inclusione sociale per tutte le persone che si trovano sul territorio nazionale.
La facile propaganda, che si rivolge alla parte più emotiva della popolazione, è all’antitesi rispetto a una soluzione che la politica è tenuta a dare.
Il nostro è un ufficio tecnico: senza un impulso politico noi possiamo fare poco. L’auspicio è che non si utilizzino mai più, almeno da parte di persone con un ruolo pubblico, termini come quelli.
Guardi, è evidente che questi termini sono negativi e sbagliati. Non sono rispettosi di un linguaggio che dovrebbe essere responsabile.
Noi non entreremo mai in una contrapposizione personale con nessuno, tanto sappiamo benissimo di cosa stiamo parlando. Attualmente c’è un linguaggio d’odio, soprattutto sui social, che speriamo non venga alimentato dalla politica.
Purtroppo i social vengono spesso considerati come uno sfogatoio, il cervello non viene messo in funzione correttamente e la mano che digita sulla tastiere esternalizza una frustrazione che probabilmente si vive.
A proposito delle attività dell’UNAR, a fine luglio una nostra delegazione è andata a Giugliano, in Campania, a parlare col sindaco, gli assessori competenti, i dirigenti e gli assistenti sociali del comune. Ci siamo recati a visitare la collocazione temporanea della comunità rom di Giugliano, abbiamo trovato una situazione devastante, ci sono moltissimi bambini e non si ha accesso all’acqua e ai servizi minimi.
Poi siamo andati alla prefettura, a Napoli, per parlare col prefetto e capire quali fossero le intenzioni non solo su Giugliano ma su tutti i campi che ci sono in Campania. Devo dire che abbiamo trovato un grande equilibrio, un approccio molto concreto e attento dal punto di vista dei diritti. La nostra delegazione è uscita in maniera abbastanza rassicurata. Ovviamente le soluzioni vanno trovate in qualche modo. Queste persone vanno messe in condizione di vivere in maniera almeno dignitosa.
Sulla comunità di Giugliano ci sono novità (TPI ha raccontato qui la situazione dopo lo sgombero del 10 maggio)?
Sappiamo che i sindaci dei comuni interessati dai campi avrebbero incontrato il prefetto di Napoli per parlare di queste situazioni. Siamo molto fiduciosi che stiano cercando soluzioni in maniera costruttiva.
Noi non abbiamo nessun potere sanzionatorio in generale. Abbiamo preso in carico non solo questa segnalazione, ma anche diverse altre – identiche – sulla stessa questione. I nostri uffici stanno facendo tutti i passaggi del caso.
Come può immaginare, ci troviamo di fronte a una questione evidente, non interpretabile. Il linguaggio è molto negativo, che ci allontana sempre di più da ogni possibile ricerca di soluzioni.
Quello che possiamo fare è dare corso a tutti i passaggi interni, che però non hanno uno sbocco sanzionatorio, e continuare a lavorare sulla cultura e sulla contro-narrazione delle comunità rom sinti e caminanti.
Sappiamo che nella società di oggi è facile andare a colpire queste comunità, è come attaccare i più deboli dei deboli. È parte di una tendenza generale a contrapporre chi sta vivendo un disagio a chi vive un disagio ancora maggiore.
I diretti interessati, che fanno determinate affermazioni, sanno benissimo cosa stanno facendo. Entrare in una dialettica con questi soggetti – non parlo solo del ministro Salvini, ma anche di altri che lo fanno ogni giorno – non potrebbe contribuire a risolvere la questione. Anzi, contribuirebbe solo ad alimentare ancora di più un linguaggio d’odio. Noi quindi possiamo solo richiamare le persone che si occupano del bene pubblico a essere più responsabili ed evitare di incendiare gli animi su alcune questioni delicate.