“Io, prostituta all’età di 13 anni, non credo più all’amore”: storia di Augusta dalla Sierra Leone | VIDEO
“Ho iniziato a prostituirmi quando avevo 13 anni, avevo perso i miei genitori. Una donna mi si avvicinò e disse: “vieni con me in città, mi prenderò cura di te”. Quando arrivammo in città non fece quello che mi aveva detto, fui venduta, fui venduta per fare soldi fino a tarda notte. Senza cibo, senza nulla”.
Augusta ha 22 anni, viene dalla Sierra Leone. La sua è un’infanzia negata.
Augusta ha gli occhi grandi, il suo volto tradisce la giovane età ma la voce è quella di una giovane donna pronta a cambiare la vita di tante altre ragazze che come lei ogni giorno sono costrette a vendere il proprio corpo sulle strade di un paese poverissimo.
La storia di Augusta inizia molto presto, a TPI confessa i suoi ricordi più dolorosi e il percorso per uscire da quell’incubo che è la prostituzione.
Non ricordo, non sono sicura di quale fu, non ricordo.
Sì.
Avevamo un protettore cui davamo i soldi. Lui prendeva tutto, lui ci dava un posto dove dormire, davamo tutti i soldi a lui.
Ci era data solo grande stanza in un bordello, solo una grande stanza per 13-14 persone.
Quando dormivo in strada, penso due uomini, non li vidi, non li conoscevo, ricordo solo che mi stuprarono. Era mezzanotte, nessuno venne ad aiutarmi.
Penso per due anni.
Don Bosco. Mi son detta che questa non era la mia vita. Non sapevo quello che stavo facendo, non sapevo nemmeno perché lo stessi facendo.
Ricordo che quando mi toccarono ebbi paura, una donna mi disse: “non avere paura, sono qui per aiutarti”. Io dissi: “non credo a nessuno”. Le chiesi: “vuoi vendermi anche tu, volete vendermi di nuovo?”
Lei disse: “No, voglio aiutarmi, voglio portarti da Don Bosco”.
Io ero malata, mi fecero tutti i controlli medici e mi dissero che non avevo malattie. Mi diedero del cibo, dei vestiti e iniziai a vivere con i volintari di Don Bosco.
L’amore… L’amore non fa per me. Quando mi capita di pensare agli uomini provo solo dolore, per le violenze, per quello che mi hanno fatto…
No, riuscirei a fidarmi forse solo di un uomo che volesse sposarmi. Ma se fosse interessato solo una relazione superficiale, no.
Beh, le donne sono davvero potenti. Per me è stato superare tutti questi stress e restare forte. Ho spinto tutto ciò che ho potuto. Credo che questo sia il potere, la forza.
Voglio aprire un ristorante.
Si. Voglio tornare, voglio investire lì. Qui ho visto la sofferenza di quei ragazzi, ho conosciuto le loro esperienze e voglio andare lì per aiutarli (nel mio Paese).
Se io li assumo, li pago, racconto loro la mia storia, qualcuno non mi crederà, qualcuno mi dirà che racconto bugie. Ma io dirò: “No, sono solo me stessa. Sono cambiata”. Se mostro loro il futuro, se spiego bene il mio esempio, io credo che andrà bene.
C’è tanta sofferenza nel mio Paese, questo posso dire.
Come racconta a TPI Padre Jorge Crisafulli, missionario del centro Don Bosco di Freetown, queste ragazze vengono tolte dai loro poveri villaggi e con l’inganno vengono condotte nelle città dove le costringono a prostituirsi. “Ecco perché è importante parlarne, è il solo modo per zittire queste persone e far diventare l’abuso sessuale un problema nazionale all’attenzione della polizia. Tanto da creare una task force”, ci racconta.
“La Sierra Leone continua a essere uno dei Paesi più poveri dell’Africa ma il cambio al governo sta portando qualche cambiamento”.
“Questi nuovi governanti”, prosegue Don Crisafulli “stanno mostrando maggiore sensibilità per i poveri, contro la corruzione, e una grande sensibilità per le donne e per i minori”.
“Quello che stiamo facendo con il documentario è non solo spiegare il dramma della prostituzione minorile in Sierra Leone, ma mostrare proprio i volti di queste ragazze”.
Il centro Don Bosco ha infatti partecipato alla creazione del documentario “Love. Non è amore“.
“Augusta è stata messa sulla strada quando aveva solo 13 anni, era solo una bambina. Non si può nemmeno immaginare. Sono persone senza volto, sono invisibili. Nessuno sa chi sono, nessuno sa quanto soffrono”.
“Don Bosco è presente nelle arene politiche per ridare a queste persone la loro dignità, per raccontare le loro storie. Vogliamo che abbiano un volto agli occhi di tutti. Parliamo di loro come di numeri, ma attraverso la loro voce capiamo che sono essere umani, non sono beni di consumo. Non puoi venderle o commercializzarle. Non si può giocare con le loro vite”, conclude Padre Crisafulli.