Vittorio Sgarbi: “Spendo 7mila euro al mese solo per l’affitto”
Il critico d'arte va in pensione con 51 anni di contributi come dipendente dei Beni Culturali
Vittorio Sgarbi accetta di farsi fare i conti in tasca dal settimanale Panorama e lo fa in un numero che lo vede in copertina, col titolo “Pensioni. Quota Sgarbi”. Sì, perché il critico d’arte più chiacchierato d’Italia si accinge ad andare in pensione: da gennaio Sgarbi, dopo 50 anni di contributi, riceverà l’assegno di quiescenza.
C’è un particolare, però, sottolinea Panorama: Sgarbi è in aspettativa dai Beni Culturali dal 1985. Non ha praticamente lavorato nemmeno un giorno, come confessa lui stesso. “In aspettativa senza assegni, da ancor prima, dal 1985, per seguire un grande progetto. Ora hanno ricostruito la mia carriera previdenziale”, spiega Sgarbi.
“Ero sempre in aspettativa gratuita. Non mi pagavano. Quasi sempre, negli ultimi 25 anni. Ma allo Stato non sono costato un solo centesimo di stipendio”, precisa il critico d’arte.
Prenderà una pensioncina niente male che potrebbe andare dai 2.500 ai 3.500 euro al mese.
Sempre nella lunghissima intervista a Panorama, Sgarbi confessa, però, che il suo stile di vita va ben oltre quella cifra. Quanto si spende al mese in casa Sgarbi? “A occhio e croce? Poco più di 30 mila euro. Assistenti, dipendenti della Fondazione… Settemila euro solo di affitto”.
I soldi della pensione, come spiega il critico dell’arte e sindaco di Sutri, li metterà “nella Fondazione, che dà lavoro a sei dipendenti nel campo delle Belle arti”.
Ma Vittorio Sgarbi si sente tutt’altro che pronto a mollare tutto. Anzi. Assicura che continuerà ad avere la vita frenetica che lo contraddistingue “finché non muoio. Ma guarda che è giusto per chiunque faccia attività intellettuali. Chi fa lavori usuranti, invece, deve potersi liberare”, spiega. Accompagnato dalla sua fida inseparabile collaboratrice, la ventenne torinese Paola Camarco.
Vittorio Sgarbi andrà in pensione con la legge Fornero da funzionario dei Beni culturali con 51 anni di contributi, a 66 anni. “Vado in pensione con la legge Fornero, ovvero le regole più severe per limite anagrafico”, racconta. Ma si sentirà mai un pensionato, Sgarbi? “Sei vecchio non se accetti un trattamento previdenziale, ma solo se accetti la vecchiaia”, chiude.