I tatuatori che vogliono infliggere ai loro clienti il maggior dolore possibile
L'obiettivo di Brutal Black Project non riguarda il lato estetico del tatuaggio, ma il dolore che il processo porta con sé
Ogni tatuaggio porta con sé un po’ di dolore quando viene impresso sulla pelle. Che questo dolore sia pari a una lieve puntura, del tutto trascurabile, o ad una vera e propria tortura, dipende dalla nostra soglia di sopportazione, ma si tollera volentieri per avere poi il risultato che desideriamo sul nostro corpo.
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Un collettivo di tatuatori, chiamato Brutal Black Project, ribalta le carte in tavola e mette proprio la sofferenza al centro dell’esperienza del tatuaggio, che deve infliggere dolore.
Il progetto è itinerante, non ha una sede fissa, e ha luogo periodicamente. Fino ad adesso si è tenuto in tre paesi: Scozia, Italia e Germania, ma i membri aggiornano costantemente i fans della propria pagina Facebook sulle prossime tappe e sulle modalità di prenotazione.
Non è quindi un obiettivo estetico, che ricerca la posizione e il disegno perfetto, quello che i tattoo artists Valerio Cancellier, Cammy Stewart, e Phillip “3Kreuze” ricercano. Si tratta piuttosto, da quanto hanno detto alla versione britannica di VICE, di riscoprire la dimensione tribale del tatuaggio, ormai dimenticata e distrutta dalla moda, dalla cultura pop, dai media, e diventata finta, di plastica.
Far provare ai loro clienti il maggior dolore possibile, spesso tramite lunghe incisioni nere, è una questione di “rompere barriere e andare oltre quello che si pensa che un corpo umano possa tollerare”. Quello che poi rimane sulla pelle, è solo un ricordo della cosa davvero importante: ciò che si è imparato su se stessi durante l’esperienza. Mentre si prova dolore si spingono i propri limiti interiori. “Quanto desideri qualcosa? riesci a vederlo oltre la fine?”, si sono chiesti questi ragazzi.
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Il Brutal Black Project vuole portare indietro la dimensione primitiva cancellata dalla modernità, è un momento di passaggio che anche se non ha la forma di un rito tribale, ne possiede l’energia. “La vita è una serie di eventi, e questo è solo uno di essi. Farsi un tatuaggio può aiutarti ad imparare che il dolore, come il piacere, può essere affrontato in qualsiasi modo tu desideri. Non è niente di più di un momento della vita, riempito per lo più da emozioni che possono essere facilmente dimenticate”.
Un elemento che tengono a sottolineare è che non ci sia negatività in questo, né in termini di odio né di sadismo. “Sono solo il mezzo, il boia, il macellaio. Il corpo può sopportare questo tipo di rituale, ma è necessario avere una mente forte”.
Ecco alcune foto, che la redazione ha selezionato tra le meno forti. Chi volesse vedere quelle più sanguinose può andare sui profili Facebook e Instagram del collettivo: