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Street Art da salotto: la moda di ingaggiare un writer per un murales in casa

Immagine di copertina
Credit: Gupica

Arriva in Italia la tendenza d’arredamento che assicura un wall decor dal mood metropolitano. Basta aprire le porte alla street art e farla sbocciare sulle pareti. Dal writer parigino Régis Sénèque all’artista italiana Gupica, tanti street artist underground sono pronti a darvi una rinfrescata (e affrescata) all’interior

Diciamo addio alla carta da parati della nonna, obsoleta per sua stessa conformazione.

A mandarla in pensione anticipata ci ha pensato la nuova tendenza dell’home decor, quella che dal cuore pulsante di New York si sta propagando in tutte le capitali più sensibili al design e che consiste nel commissionare a un writer un murales da sfoggiare in salotto o in camera da letto.

O anche in bagno, per una pausa toilette immersa nell’arte contemporanea che nemmeno i wc del MoMA potrebbero offrire.

Tra le capitali suscettibili al design non poteva mancare Milano e l’Italia in generale, rispettivamente patrie del disegno industriale e del made in Italy in ogni sua sfumatura.

Se l’Italia è una Repubblica fondata sulla moka Bialetti e sulle sedie Maui della Kartell by Vico Magistretti da un lato, e sull’arte pittorica più notevole della storia dall’altro, non poteva di certo esimersi dall’accogliere a braccia aperte il nuovo trend dell’AAA cercasi street artist per affrescare casa.

E la ricerca non è nemmeno così difficile: ci sono tanti artisti underground che offrono questo tipo di servizio, non soltanto oltreoceano ma anche in Europa.

Tra quelli più gettonati, il parigino by R (al secolo Régis Sénèque, http://www.regisseneque.com/) è quello che fa maggiormente breccia nei cuori degli anfitrioni europei.

Oltre a farla nei cuori, crea un varco anche nei loro muri: con le sue opere tridimensionali, infatti, riesce a creare illusioni ottiche tali da aprire spazialmente l’ambiente grazie a escamotage di realtà aumentata.

Disponibile a qualsiasi trasferta a fronte di un aggiuntivo rimborso spese, by R è specializzato in trompe-l’œil a pennarello su divisori o tramezzi e, oltre a rinnovarvi l’interior in maniera mirabile, vi darà un’ottima scusa per non rimbiancare nei prossimi decenni.

I patriottici la cui conditio sine qua non è la fattura tricolore, invece, possono avvalersi dell’estro DOC italiano della designer Gunilla Zamboni, in arte Gupica.

I suoi masterpiece sono gli scorci naturalistici e gli schizzi forestali a tutta parete, opere così estasianti che ricrearle in un cantuccio di casa farà onore all’iniziale di Gupica: quell’angolo diventerà il punto G della vostra home sweet home, parola di chi l’ha già sperimentato sulla propria pelle.

Questo nuovo mecenatismo 2.0 ha indubbiamente in seno qualcosa di orgasmico, almeno a livello cerebrale: l’idea di commissionare un’opera, idearla assieme all’artista e seguirne le varie fasi produttive fa assaporare al padrone di casa un’aurea mistica da pigmalione.

La speranza è quella che anche da noi prenda piede quest’aurea e, con essa, la tendenza virtuosa di investire sulla street art, aprendole le porte di casa.

Dato che l’Italia è ben lontana dall’essere la patria del Rinascimento Writer, ostile come si sta dimostrando ai suoi esponenti (a volte, però, deprecabilissimi, continuare a leggere per credere), l’unica via di fuga per questi artisti è quella di accoglierli tra le mura intonse delle abitazioni private, dando loro carta bianca. Ma soprattutto intonaco bianco, che è quello che a loro interessa davvero.

Soltanto nei mesi di marzo e aprile, in Italia sono stati rimossi in ordine di apparizione il murales romano di Tvboy che raffigurava il bacio tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini (versione nostrana della celebre opera di street art di Dmitri Vrubel che traspone su muro la foto del fidelity kiss tra Erich Honecker e Leonida Breznev), il volto di un satiro realizzato sotto il loggiato del Corridoio Vasariano a Firenze.

E poi disegni e scritte comparse sulla fontana della Botte a Roma; un ghirigoro posto a firma del writer Marz sull’edicola della Madonna dell’Arco, sempre a Roma.

L’elenco non finisce qui, così come quello delle denunce agli autori di alcuni di questi scempi.

Quando la street art va a interferire nonché a rovinare irrimediabilmente la sua trisavola, ossia l’arte degli affreschi religiosi di strada datati 1200 come l’edicola della Madonna dell’Arco o il loggiato del Corridoio Vasariano, non la si può definire branca artistica bensì opera di ben altri branchi.

Ma non mancano i movimenti di writer che, anziché imbrattare opere preesistenti, mettono la loro bomboletta a servizio del recupero di facciate decadenti e aree disagiate.

È il caso di Stradedarts, l’associazione guidata da Marco Mantovani alias Kayone che dall’inizio del nuovo Millennio ha portato centinaia di street artist a dipingere chilometri e chilometri di muri di periferia, piscine, ospedali e facciate di ex fabbriche diventate condomini.

Se l’Italia ne ha ancora tanta di strada da fare in materia di diritti della street art (basti pensare che a New York è appena stato accordato un risarcimento di 6,7 milioni di dollari per 21 writer a cui sono stati cancellati i dipinti sugli edifici di 5Pointz, a Long Island City nel Queens), i privati stanno dando il loro prezioso contributo per fare sbocciare anche sui nostri muri gli affreschi spray.

Lasciate ogni velleità shabby chic, voi ch’entrate: wall paper, piastrelle azulejos e tinteggiatura color pastello si preparino a fare posto allo stile che sta sbancando anche tra le pareti del focolare. Quello di Banksy.

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