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La romantica storia nel testo della canzone di Max Gazzè a Sanremo: “La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno”

Immagine di copertina
Max Gazzè

Il cantautore Max Gazzè riceverà dal Comune di Vieste, in Puglia, la cittadinanza onoraria per la canzone che ha portato alla 68esima edizione del Festival di Sanremo

Al 68esimo Festival di Sanremo, il cantautore Max Gazzè ha presentato la canzone “La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno”, che rievoca un racconto popolare d’amore della tradizione italiana.

Le parole del brano raccontano la romantica storia di Cristalda, una bellissima fanciulla del borgo di pescatori di Vieste, in Puglia, che si innamora perdutamente di Pizzomunno, un giovane pescatore dal cuore buono.

Tra i due nasce una storia d’amore tanto invidiata da far scaturire la rabbia delle sirene del Gargano che, spinte dalla gelosia, rapirono Cristalda e la portarono lontano dal suo amato, negli abissi più profondi del mare pugliese.

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Il giovane pescatore, senza la sua Cristalda, si sentì perso. Il dolore lo pietrificò e lo trasformò in un enorme masso di pietra, quello che noi conosciamo come il faraglione di Pizzomunno.

Ma ogni cento anni per una notte sola, quella di Ferragosto, l’incantesimo svanisce e i due amanti possono riabbracciarsi e amarsi ancora.

Il sindaco Giuseppe Nobiletti di Vieste ha deciso di conferire la cittadinanza onoraria a Max Gazzè per aver ricordato con la sua canzone una delle più commoventi leggende della tradizione popolare italiana.

“Un riconoscimento che con orgoglio vogliamo tributare a Max Gazzè, per questo grande dono che, senza che nessuno glielo ha mai chiesto, ha voluto fare a Vieste.

L’aver portato alla ribalta di Sanremo, sul palco del più prestigioso festival della canzone italiana, un pezzo significativo nella nostra cultura popolare, ci riempie di gioia” ha dichiarato il primo cittadino della località turistica pugliese.

 

Ecco il testo della canzone La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè

Tu che ora
Non temi,
Ignorane
Il canto…
Quel coro ammaliante
Che irrompe alla mente
E per quanto
Mulini
Le braccia oramai
Non potrai
Far più niente.
Ma se ti rilassi
E abbandoni
Il tuo viso
A un lunghissimo
Sonno,
O mio Pizzomunno,
Tu guarda
Quell’onda
Beffarda
Che affonda
Il tuo amore indifeso.
Io ti resterò
Per la vita fedele
E se fossero
Pochi, anche altri cent’anni!
Così addolcirai gli inganni
Delle tue sirene…
Cristalda era bella
E lui da lontano
Poteva vederla
Ancora così
Con la mano
Protesa
E forse una lacrima scesa
Nel vento.
Fu solo un momento,
Poi lui sparì
Al largo
E lei in casa cantando…
Neppure il sospetto
Che intanto
Da sotto
La loro vendetta
Ed il loro lamento!
Perché poveretta
Già avevano in cuore
I muscoli tesi
Del bel pescatore,
E all’ennesimo
Suo rifiuto
Un giorno fu punito!
Ma io ti aspetterò…
Io ti aspetterò,
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
E allora dal mare
Salirono insieme
Alle spiagge
Di Vieste
Malvage
Sirene…
Qualcuno le ha viste
Portare
Nel fondo
Cristalda in catene.
E quando
Le urla
Raggiunsero il cielo,
Lui impazzì davvero
Provando
A salvarla,
Perché più non c’era…
E quell’ira
Accecante
Lo fermò per sempre.
E così la gente
Lo ammira
Da allora,
Gigante
Di bianco calcare
Che aspetta tuttora
Il suo amore
Rapito
E mai più tornato!
Ma io ti aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
Io ti aspetterò
Fosse anche per cent’anni!
Si dice che adesso,
E non sia leggenda,
In un’alba
D’agosto
La bella Cristalda
Risalga
Dall’onda
A vivere ancora
Una storia
Stupenda.

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