La triste storia della lampada Ikea abbandonata: il lieto fine dello spot 16 anni dopo | VIDEO
La prima pubblicità finiva con l'oggetto ancora funzionante abbandonato in strada: nel 2018 viene raccolto da una bambina che non se ne separa più
Il primo spot era stato trasmesso nel 2002, pensato per il pubblico Usa. Una lampada rossa veniva abbandonata per strada sotto la pioggia e un uomo, con tono sprezzante, spiegava che era giusto così, perché il nuovo modello era migliore.
La pubblicità era stata realizzata da Spike Jonze, il regista nel 1999 di Essere John Malcovich, e ottenne numerosi premi.
Sedici anni dopo, nel 2018, quello spot di Ikea pensato per far sorridere, giocando con le emozioni e l’empatia – sì, anche per una lampada – porta con sé un messaggio che oggi non è più condivisibile.
La protagonista infatti butta un oggetto funzionante, peraltro abbandonandolo sul ciglio della strada senza preoccuparsi della raccolta dei rifiuti. Ma i tempi sono cambiati, le tematiche ambientali sono sempre più importanti: bisogna sensibilizzare consumatori e cittadini al riuso e al riciclo.
Così nel 2018, in un secondo spot realizzato da Ikea Canada, quella lampada viene adottata da una bambina dai capelli rossi, che la vede sul marciapiede e la porta a casa con sé trascinandola con un carrellino.
Le cambia la lampadina, rigorosamente al led, e la accende: la luce illumina il viso della bambina e le due diventano inseparabili amiche.
La lampada la accompagna mentre gioca, mentre studia, mentre legge, mentre si rilassa: i libri, la tavola con i peluche, il volto da sotto in su quando con gli amici raccontano storie di paura, le mani per fare le ombre cinesi.
Poi la telecamera si allontana, esce dalla stanza della bambina e torna in strada. E lì compare lo stesso uomo che 16 anni fa, guardando fisso in camera, diceva: “Molti di voi sono tristi per questa lampada. Questo è perché siete pazzi: non ha sentimenti, e la nuova è molto meglio”.
Oggi il messaggio è molto diverso. “Molti di voi si sentono felici per questa lampada – scandisce stavolta, più lentamente – Non è una pazzia: riusare le cose è molto meglio”.