Il mistero delle gigantesche installazioni a forma di seni a Londra: cosa c’è dietro
Seni giganti invadono Londra. Il mistero di queste gigantesche installazioni non è così antico, perché risale a qualche anno fa.
Negli ultimi giorni, la capitale inglese è stata invasa da enormi seni gonfiabili che hanno catturato l’attenzione del web. Alcuni hanno gridato al “pesce d’aprile”, altri hanno ipotizzato si trattasse di un nuovo artista in città.
Collocate sui tetti dei palazzi, o semplicemente nel bel mezzo delle strade, queste installazioni a forma di seni appartengono invece alla campagna #FreeTheFeed, nata per dare supporto all’allattamento in pubblico.
La campagna è stata ideata nel 2017 da Ana Balarin e l’obiettivo, oggi come allora, è quello di vedere l’allattamento come una cosa del tutto naturale, anche se lo si fa in pubblico.
“Ho iniziato #FreeTheFeed perché bisogna eliminare ogni vergogna e ogni sessualizzazione dell’allattamento. Le persone devono accettare questo e l’utilizzo del tiralatte, perché sono una parte dell’avere un bambino piccolo, è compreso nel pacchetto!”
E ancora, quando la Balarin ha lanciato la sua campagna, ha dichiarato: “È difficile credere che nel 2017 le madri del Regno Unito ancora si sentano osservate e giudicate quando allattano in pubblico, al seno oppure tramite bottiglia. Questo è il nostro progetto per la festa della mamma. Una celebrazione del diritto di ogni donna di decidere come e dove nutrire i loro figli senza sentirsi in colpa o in imbarazzo per le loro scelte genitoriali”.
I primi seni giganti a Londra sono comparsi il 26 marzo, in concomitanza con la Festa della Mamma nel Regno Unito. La Mother London, azienda che si è occupata di realizzare le installazioni, ha scelto diverse sfumature di colore per includere ogni tipo di etnia.
“Quello che non è chiaro è che i bambini non decidono un momento in cui avere fame, e l’istinto materno/paterno di sfamare un figlio supera ogni tipo di convenzione. Ecco perché far vergognare le madri è doppiamente offensivo” ha aggiunto la Balarin.