I selfie di fronte al ponte Morandi di Genova: la nuova meta del “turismo dell’orrore”
Dalla Costa Concordia all'isola del Giglio all'hotel di Rigopiano, da Auschwitz a Chernobyl, i luoghi delle tragedie diventano scenari per scattarsi il selfie perfetto che dica "Io c'ero", in un'immensa spettacolarizzazione del dolore
Selfie e crollo del ponte di Genova. Il giorno dei funerali aveva creato enorme scalpore il selfie di una ragazza insieme a Matteo Salvini, o quelli con Luigi Di Maio. Ma quelli che stanno facendo discutere in queste ore sono quelli scattati davanti al ponte distrutto.
“Turisti dell’orrore” vengono chiamati. Arrivano sul luogo della tragedia per scattarsi un selfie che testimonia il loro passaggio. In questo caso da Genova, e nel momento di massimo dolore. A dare la notizia è GenovaQuotidiana.
“C’è chi giunge da città lontane decine e decine di chilometri, chi per giustificarsi dice di aver promesso al bambino la gita sul luogo del disastro, chi fa finta di passare di lì per caso e di scattare col telefonino solo perché, già che è lì… Poi ci sono quelli che arrivano con reflex e cavalletto “tirandosela” da professionisti per poi postare le immagini su questo o quel gruppo di fotografia online”, scrive il quotidiano.
Il turismo dell’orrore
Il ponte Morandi di Genova non è né l’unico né l’ultimo scenario di tragedie preso d’assalto dal cosiddetto “esercito del selfie”. Dalla nave da crociera arenata all’isola del Giglio, la Costa Concordia, ai ai luoghi di tragedie epocali come Chernobyl o i campi di concentramento, la spettacolarizzazione della tragedia è ormai un fenomeno diffusissimo.
Anche Rigopiano, dove una valanga sommerse l’hotel Rigopiano-Gran Sasso Resort nel 2017, fu meta di “gite delle domenica”, da parte di curiosi accorsi per vedere ciò che rimaneva del tragico evento.
Stessa cosa ad Amatrice e gli altri luoghi del terremoto, dove, ben lontani dalla zona rossa vietata al pubblico, molti hanno scattato selfie e foto ricordo del terremoto che provocò centinaia di vittime nel 2016.