Un ristorante ha emesso degli scontrini anti Brexit: “Oggi gli immigrati hanno preparato e servito il vostro pranzo”
Il locale si trova nei pressi del Parlamento inglese
“La Brexit non è un male”. È questo il messaggio che è apparso sul fondo di uno scontrino. A Londra il proprietario del ristorante Westminster Kitchen ha aggiunto questa frase polemica – nei confronti delle ultime decisioni politiche del Regno Unito – sulle ricevute compilate nel suo locale. E l’immagine dello scontrino, postata su Facebook da un cliente, è diventata in poche ore virale.
Le parole di Ibrahim Dogus, gestore dell’attività, erano state aggiunte alle ricevute prima del voto del Parlamento britannico del 15 gennaio 2019, giorno in cui l’accordo sull’uscita del Paese dall’Unione europea è stato bocciato dalle camere. Una scelta non causale, anche perché il Westminster Kitchen è molto frequentato dagli esponenti della politica (Boris Johnson, Sadiq Khan, Jeremy Corbyn e Dominic Grieve per fare degli esempi).
“Gli immigrati fanno sì che il Regno Unito sia grandioso – si legge, con provocazione e ironia, nella parte bassa dello scontrino – E oggi hanno anche preparato e servito il pranzo per voi”.
Dogus si è trasferito in Inghilterra, come rifugiato curdo, nel 1994 e ha iniziato a lavorare nel settore culinario a 14 anni. Oltre al Westminster Kitchen ha aperto, nella zona South Bank di Londra, un ristorante di kebab e un terzo locale, La Cucina Di Mamma, nella stazione di Waterloo.
“La Brexit ha danneggiato le piccole imprese, incluse le mie attività. Anche i miei colleghi e il mio staff, che arrivano da più parti d’Europa, stanno avendo diversi problemi” ha spiegato l’uomo.
Dogus ha poi aggiunto: “C’è un sentimento negativo sulla questione immigrazione. Credo, invece, che essa sia stata positiva per il Regno Unito e che sia una parte cruciale dell’economia e della cultura inglesi. Ecco perché ho pensato di aggiungere quelle parole agli scontrini”.
Il gestore dei tre ristoranti si augura che il Parlamento riesca in futuro a trovare un accordo con l’Ue: “Dobbiamo assicurarci che non finiremo per perdere posti di lavoro e diritti”.