“Il bodyguard di Salvini ci ha separate mentre ci baciavamo”: la testimonianza delle due ragazze di Caltanissetta
“Ci è venuta in mente questa idea provocatoria perché lui, nonostante sia il ministro dell’Interno, si è schierato palesemente a favore del Congresso della Famiglia di Verona. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo, comunque: ci siamo fatte sentire e questo è importante”. Queste le parole di Gaia, una delle protagoniste della foto che oggi, 26 aprile, ha fatto il giro del web. Quella in cui compare Matteo Salvini, a Caltanissetta, con alle spalle due ragazze che si scambiano un bacio.
In un’intervista rilasciata a Giornalettismo, Gaia Parisi spiega che le intenzioni inizialmente erano altre: “Abbiamo scattato le foto perché non è stato possibile fare un video, non lo hanno permesso in quel contesto. Nella seconda immagine, in cui si vede l’espressione di Matteo Salvini, si può notare la mano del bodyguard del ministro, che tenta di separare me e la mia amica mentre ci stavamo baciando”.
Gaia e Matilde, infatti, non sono una coppia, ma due amiche che hanno deciso di dire la loro con un gesto che sapevano bene avrebbe fatto discutere. La loro è stata una sorta di contestazione pacifica, interrotta, però, dalla brutalità di quel bodyguard.
“Quando ha visto che ci stavamo baciando, Salvini ci ha detto ‘Auguri e figli maschi’. Un’espressione che secondo me qualifica molto bene il suo modo di pensare”, ha continuato a spiegare Gaia.
La ragazza, studentessa universitaria attiva politicamente, sapeva bene, insieme all’amica, che si sarebbe esposta in questo modo: “Avevamo messo in conto che sarebbero arrivati degli insulti. Infatti, li abbiamo letti nei commenti a diversi organi di stampa che riportavano la notizia della nostra azione. Sono abbastanza abituata a queste manifestazioni d’odio che quotidianamente viviamo”.
E ha continuato: “Non sono stata destabilizzata da nessuna offesa in particolare, anche perché sono fermamente convinta di quello in cui credo e che porto avanti. Anche se è comunque molto triste dover percepire come normali le offese che vengono rivolte a chi protesta pacificamente e che vengono in qualche modo legittimate da chi si dovrebbe preoccupare della nostra sicurezza”.