Il primo film porno della storia non è come ve lo immaginate
Girato nel 1896, "Le coucher de la mariée" è considerata la prima pellicola erotica mai prodotta
Si chiama Le coucher de la mariée, è stato girato nel 1896 da Albert Kirchner, in arte Léar, e non contiene neanche una scena di sesso. Tuttavia proprio questi sette minuti di pellicola muta, in bianco e nero, sono considerati il primo film porno della storia.
Nel corso del minuto e 32 secondi che ci sono pervenuti si assiste unicamente ad un lento spogliarello, durante il quale una sposa rimuove un infinito numero di strati che stava indossando, mentre il marito la spia sporgendosi oltre un separè.
Non si sa come proseguisse il filmato, ma le premesse lasciano immaginare un seguito altrettanto pudico. Nondimeno, si tratta di un girato rivoluzionario per l’epoca, che porta lo spettatore all’interno del luogo più privato che si potesse immaginare: la camera da letto, durante la prima notte di nozze.
È proprio questo carattere di rottura a far sì che il film possa definirsi “pornografico”, nonostante l’assenza totale di rapporti sessuali.
Il porno presenta oggi infatti un’infinità di generi e sfaccettature, tanto da rendere difficile darne una definizione sufficientemente ampia e descrittiva, e gli unici elementi comuni alla produzione sembrano essere proprio il carattere “osceno” della rappresentazione ed il suo effetto di stimolazione erotica del fruitore.
I primi filmati erotici della storia, girati negli ultimissimi anni dell’Ottocento, presentano immagini talmente caste da non avvicinarsi neanche lontanamente al porno odierno, neppure nella sua versione più soft (ossia priva di inquadrature dirette e prolungate sui genitali impegnati nel coito).
All’epoca, però, l’impressione di mostrare qualcosa di proibito e privato corredò queste immagini della carica erotica e stimolante che divenne la base di tutta la produzione pornografica successiva.
Tabù ed erotismo si mischiano ancor più vorticosamente con il nudo illusorio mostrato in Après le bal (le tub), girato appena un anno dopo il primo dal grande Georges Méliès, considerato uno dei padri del cinema al pari dei fratelli Lumiére.
Qui lo spettatore osserva una dama spogliarsi con l’aiuto di una domestica, in un procedimento piuttosto sgraziato che culmina in un bagno di sabbia nera mentre la donna, impersonata da Jehanne D’Alcy (prima moglie del regista), indossa unicamente un costume intero color incarnato.
La spontaneità e mancata ricercatezza dei movimenti dell’attrice trasmette la forte sensazione di stare spiando la scena attraverso una serratura, o la fessura di una porta, regalando al tutto quell’aura di intimo e proibito tipica degli inizi della pornografia.
Il primo film erotico a dipingere esplicitamente l’atto sessuale arriva più di dieci anni dopo, con À l’Écu d’or ou la Bonne Auberge, del 1908, quasi parallelo al non chiaramente datato El Satario.
Entrambe le pellicole presentano un accenno di trama (un visitatore che arriva in un albergo nel quale le pratiche sessuali sono proposte come pietanze di un menù nella prima, una figura demoniaca che attacca un gruppo di ninfe nella seconda) e concentrano la maggior parte del girato sulla ripresa esplicita del rapporto sessuale, rientrando così a pieno titolo nella definizione moderna di pornografia.
Lo stretto rapporto tra pornografia e clandestinità è proseguito per decenni, influenzando profondamente il mercato e il contenuto stesso del materiale erotico, tanto nel periodo delle produzioni private (ad opera anche di grandi artisti come il decadentista Gabriele D’Annunzio e il dadaista Man Ray) quanto dopo l’apertura nel 1969 a San Francisco del teatro O’Farrell, prima sala a luci rosse del mondo.
In seguito al periodo rivoluzionario della liberazione sessuale degli anni sessanta e settanta, però, questo legame comincerà a spezzarsi, e la pornografia entrerà a tutti gli effetti nel libero mercato legale nel 1969 in Danimarca, dove vengono abolite le leggi sulla censura, esempio seguito poi da numerosi altri stati occidentali.
L’era contemporanea della distribuzione di massa e della fruibilità immediata e gratuita del materiale pornografico in rete conserva ormai solo il vago ricordo del cinema erotico degli inizi, che non può che apparire ridicolo e grottesco, ma vi resta viva l’antropologica connessione tra proibizione e desiderio.
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