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Perché le persone intelligenti amano così tanto stare da sole

Immagine di copertina
Credit: Pixabay

Il mondo della letteratura, del cinema, della filosofia e della scienza è pieno di personaggi (reali o fittizi) che sono geniali e solitari

Perché le persone intelligenti amano così tanto stare da sole | La “teoria della felicità nella savana” | Lo studio | Le conclusioni

Numerosi studi hanno rivelato l’indole solitaria delle persone con un’intelligenza particolarmente sviluppata. Inoltre, il nostro immaginario collettivo è pieno di immagini iconiche del genio solitario.

Letteratura, cinema, filosofia, scienza: in ogni campo è possibile ritrovare esempi, reali o fittizi, di persone con un’intelligenza particolarmente sviluppata che amano passare il tempo da sole.

Ma perché le persone intelligenti amano così tanto stare da sole?

La “teoria della felicità nella savana” 

I ricercatori Norman Li e Satoshi Kanazawa si sono basati sulla “teoria della felicità nella savana”, che fa risalire l’origine della felicità nel periodo del Pleistocene, iniziato 2.6 milioni di anni fa e terminato circa 10mila anni prima della nostra epoca geologica.

Secondo la “teoria della felicità nella savana”, ciò che rendeva felici i nostri antenati (l’Homo habilis, l’Homo erectus, l’Homo neanderthalensis e, verso la fine del Pleistocene, l’Homo sapiens) nella savana, come vivere in ambienti naturali o in tribù divise in cacciatori e raccoglitori, potrebbe renderci felici ancora oggi.

Secondo questa teoria, l’evoluzione del cervello umano potrebbe averlo reso più adatto ad un contesto rurale e naturale, quindi a vivere una vita con meno persone intorno.

Con le varie tappe dell’evoluzione il cervello umano si è sviluppato, ereditando anche le abitudini mentali che i nostri antenati avevano adottato per vivere nella savana. Questa eredità, a sua volta, ha causato alcune difficoltà nel comprendere pienamente la modernità della vita degli esseri umani.

In questo senso, la felicità è il risultato della combinazione tra questa eredità e la possibilità di comprendere la modernità in cui vive l’individuo.

Lo studio

A marzo del 2017, in uno studio pubblicato dai ricercatori Norman Li e Satoshi Kanazawa, sulla rivista psicologica British Journal of Psychology, gli autori hanno ricercato le cause della relazione tra intelligenza e solitudine nell’ottica della psicologia evoluzionista.

Sulla base della premessa della “teoria della felicità nella savana” i ricercatori hanno analizzato i dati di più di 15mila giovani di età compresa tra 18 e 28 anni, raccolti nel National Longitudinal Study of Adolescent Health, negli Stati Uniti.

In particolare, gli psicologi hanno raccolto i dati riguardanti l’intelligenza, la salute, il benessere e la soddisfazione.

Tra le prime osservazioni, Li e Kanazawa hanno notato che, in generale, trovarsi in mezzo a grandi concentrazioni di persone causa infelicità. Al contrario, dall’analisi è emerso che socializzare con pochi amici suscita emozioni soddisfacenti.

Tuttavia, per quest’ultimo fenomeno c’è un’eccezione: una minoranza di persone per la quale socializzare, anche con pochi e intimi amici, è causa di infelicità. Questi stessi individui risultano essere più intelligenti della media della popolazione.

Le conclusioni

Le persone più intelligenti si sentono maggiormente soddisfatte della loro vita in città e sono più felici quando passano meno tempo in mezzo alle persone. In effetti, quando immergiamo il nostro cervello in un ambiente urbano con una vasta densità abitativa, la nostra prima reazione potrebbe essere quella di suddividerci in gruppi sociali più piccoli.

Secondo Kanazawa e Li, l’intelligenza ha contribuito a fare in modo che l’umanità si preoccupasse di altre cose, a parte la semplice sopravvivenza.

Per questo motivo le persone con un quoziente intellettivo più alto della media potrebbero essere più preparate delle altre per superare fattori di stress che i nostri antenati non sarebbero stati in grado di risolvere mentalmente.

Secondo i ricercatori, queste persone si distinguono dalle altre perché, a causa della loro stessa intelligenza, tendono a fare cose “contro natura”.

Seguendo la “teoria della felicità nella savana”,  queste persone cercano di fare ciò che i loro antenati non hanno fatto: non socializzare, per esempio, o non cercare la felicità nel contatto con gli amici.

Per essere felici ci vuole tempo e fatica: i consigli dei ricercatori | Se vuoi trovare un lavoro che ti piace ed essere felice, dovresti seguire questa filosofia giapponese | Perché dopo tutto non essere sempre felici è un bene

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