Owen WIlson si rifiuta di riconoscere la terza figlia, nonostante il risultato del test di paternità
A un mese dalla sua nascita, l'attore americano non è ancora andato a vedere la piccola Lyla e non sarebbe intenzionato a farlo
Da circa un mese Owen Wilson è diventato padre per la terza volta, ma nonostante il test di paternità dica che la piccola Lyla sia sua figlia, non l’ha ancora vista e non avrebbe nessuna intenzione di farlo.
La bimba è nata il 9 ottobre 2018 dalla relazione con la 34enne Varunie Vongsvirates, che seppure in modo altalenante e non pubblicizzato andava avanti da 5 anni.
L’attore americano a giugno aveva chiesto all’ormai ex ragazza che lavora per un centro contro le dipendenze di Los Angeles, di fare il test di paternità, per essere sicuro che la bimba fosse sua come sostenuto dalla compagna.
E il test di paternità ha dato esito positivo: Owen Wilson è il padre di Lyla Aranya Wilson. A dare l’annuncio della nascita della nascita era stata la stessa Vongsvirates, con un post su Instagram.
Secondo quanto racconta The Sun, che cita fonti anonime vicine all’attore, Wilson “non vuole vederla e non vuole la sua custodia. Con la bambina non ha avuto ancora alcun tipo di contatto”.
Wilson è già padre di due figli, Robert di 7 anni e Finn di 4, avuti da altre due donne con le quali non era sposato. Da quando è nato il secondogenito nel 2014 non ha più avuto una partner ufficiale.
L’atteggiamento dell’attore ha sorpreso un po’ tutti. Quando era uscita l’indiscrezione che sarebbe diventato padre per la terza volta, uno delle persone a lui più vicine aveva confidato di non avere dubbi sul fatto che Wilson si sarebbe preso le sue responsabilità.
“Owen è un buon padre per i suoi bambini e ha un ottimo rapporto con le loro madri – aveva dichiarato – se il test di paternità stabilisce che questo bambino è suo non verrà meno ai suoi doveri”.
L’unica foto che li ritrae insieme, la neomamma l’aveva condivisa questa estate, agosto 2018. Lo scatto era stato fatto nel 2017, alla première del film di Wilson “Father Figures”, utilizzando il titolo come hashtag nella didascalia.