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Home » Gossip

Il Netflix della moda: paghi una tariffa fissa e prendi tutti gli abiti che vuoi

Immagine di copertina
Credit: Getty Images

Dalla Cina agli Stati Uniti, sono tante le aziende che offrono il servizio di noleggio di capi di abbigliamento non solo per le grandi occasioni

Smettere di fare shopping si può. O, meglio, smettere di acquistare i vestiti si può: basterà noleggiarli e usarli all’occorrenza.

Sembra un’idea impossibile e invece sono già diverse le aziende che hanno lanciato il servizio: la cinese YCloset ad esempio e le americane Rent-to-runaway, che da New York è stata vera pioniera nel settore attivando il servizio nel 2009, ma anche Le Tote da San Francisco e Girl Meets Dress da Londra.

Ma come funziona? In pratica basterà scegliere uno dei pacchetti proposti dalle aziende per accedere al noleggio di un tot di capi di abbigliamento. Se fino a oggi, però, il servizio ha funzionato – e bene – per capi particolari, come smoking e abiti da sera, l’idea ora è di estenderlo a tutti gli altri vestiti.

Come scrive la BBC, la cofondatrice di Rent-to-runway è decisa, anzi, a “mettere fuori mercato H&M e Zara”. Ma l’idea diventa ancora più interessante e allettante nel momento in cui, come assicura la fondatrice di Girl Meets Dress di Londra, quando il sistema si consoliderà arriveremo a spendere la metà di quello che spendiamo oggi per acquistare vestiti.

Jiang Chacha di YCloset crede che l’idea del noleggio dei capi di moda sia pronta per diventare mainstream. E se l’idea prende piede, potrebbe anche interrompere l’attuale tendenza per una moda sempre più usa e getta, contribuendo così di fatto a ridurre l’impatto ambientale di una delle industrie più dannose per l’ambiente.

Quindi se per costumi in maschera e abiti da cerimonia la pratica è assodata, le aziende che offrono questi servizi sembrano convinte che ora tocchi ai vestiti di tutti i giorni. I tempi sono maturi per un Netflix o uno Spotify della moda, insomma.

La prossima campagna di Doris Ke per YCloset mostra una giovane donna d’affari, che ha affittato il suo guardaroba per lavoro e alla fine ha ottenuto così tanto successo da superare il suo capo finendo sulla rivista Forbes. Attraverso la pubblicità YCloset cerca di convincere le donne cinesi a prestare maggiore attenzione a quello che indossano per lavorare.

YCloset segue le orme di aziende coem la Rent-to-runway di New York, che ha aperto la strada al concetto di noleggio nel 2009, così come la sua rivale di San Francisco Le Tote, e nel Regno Unito, Girl Meets Dress.

Oltre a offrire affitti unici, ora offrono ai clienti pacchetti di abbonamento che consentono loro di avere diversi indumenti alla volta per una tariffa mensile fissa.

Il chief operating officer di YCloset, Michael Wang, ha affermato di “puntare sul mercato dell’abbigliamento giornaliero di moda casual, quello in cui le persone possono indossare i nostri prodotti al lavoro, durante il fine settimana e anche a una festa”.

L’azienda afferma che a registrarsi sono state dieci milioni di donne cinesi, anche se non tutte usano ancora il servizio. Rent the Runway dice che nove milioni sono “membri” anche se questo non significa che tutti usano il servizio.

Nel Regno Unito, Anna Bance, la fondatrice di Girl Meets Dress, dice che la stessa svolta verso un ruolo più quotidiano per i noleggi sta avvenendo nella sua azienda, che ha iniziato a offrire il noleggio soprattutto di abiti firmati.

“Non sono abiti solo per le occasioni speciali”, dice la signora Bance. Se prima dei clienti affittavano solitamente un abito all’anno, ora alcuni arrivano a farlo due volte a settimana.

Bance continua spiegando come gli utenti del servizio in questo modo riescano a indossare capi di qualità e di design superiore a quelli a cui hanno avuto accesso fino a poco prima.

Ad alcune persone piace acquistare vestiti e possederli (e probabilmente questa schiera di persone continuerà a farlo), ma altri invece vedono in questo servizio l’opportunità di risparmiare e di rinnovare il guardaroba continuamente. Inoltre in questo modo si riducono le spese e, soprattutto, gli sprechi.

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