Le 10 regole del “metodo Steve Jobs” per manipolare le persone ed ottenere ciò che volete
La persuasione è un'arte
Steve Jobs è stato il creatore di due delle più grandi aziende dei nostri tempi: Apple e Pixar. Per arrivare al successo ha usato una serie di tecniche comunicative.
Qualcuno lo odia, molti lo considerano un genio. Nella biografia ufficiale del suo collaboratore e co-fondatore di apple Walter Isaacson, viene descritto nel dettaglio il “metodo Steve Jobs”. Ecco un elenco delle principali regole:
Credere in cosa si fa, per prima cosa. E raccontarlo con il fuoco sacro. Steve Jobs nel 2001, prima di lanciare Itunes, incontrò decine di musicisti per cercare di portarsi a casa quante più etichette musicali possibile. Una di queste fu il trombettista Wynton Marsalis. Marasail rimase ipnotizzato, per due ore non mosse gli occhi da Jobs per il suo entusiasmo nel raccontare.
Nel 1997 la Apple stava per andare a rotoli, così Jobs convocò i dirigenti chiedendo a tutti “Che cos’è che non va, qui?”. Alcuni prodotti “facevano schifo” secondo lui e lo disse chiaramente.
Tutti lo apprezzarono. È così che si può andare avanti con spirito autocritico.
Steve Jobs era un lavoratore instancabile. Arrivava alle 7 e non se ne andava prima delle 21. Il rispetto di tutti i collaboratori passa anche per questo.
Steve Jobs era solito dare sempre approvazione alle persone che lo circondavano per motivarle.
“Jobs poteva sedurre e affascinare le persone come voleva- racconta l’autore della biografia – e gli piaceva farlo. Gente come Amelio e Sculley (ex Ceo di Apple) si sono lasciati convincere che siccome Jobs li aveva affascinati, ciò voleva dire che gli piacevano e li rispettava. A volte incoraggiava questa impressione distribuendo false lusinghe a chi ne bramasse. Jobs poteva affascinare le persone che odiava allo stesso modo di come insultava le persone che gli piacevano”.
Steve Jobs non aveva sempre ragione, ma era un maestro nel convincere le persone di averne. Come faceva? Teneva con forza una posizione, e se fosse stata la vostra a essere migliore non l’avrebbe soltanto riconosciuto: l’avrebbe anche adottata come fosse stata la sua, il che vi avrebbe destabilizzato.
Captare dove sono le buone idee, è il primo grande passo per la scalata al successo.
Jony Ive, il responsabile del design di Apple, ha detto: “nella maggior parte dei casi quella decisione avrebbe preso dei mesi. Steve ci ha messo mezzora”.
Nel caso dei primi iMac, Jobs decise all’istante che Apple avrebbe lanciato i nuovi computer con dei colori da cartone animato. E così fu. Prendere decisioni che potrebbero sembrare azzardate, può sembrare un lancio nel vuoto, ma fregherà in realtà tutti i più prudenti.
“Abbiamo una sola possibilità di fare la cosa giusta” diceva spesso Jobs.
Un aneddoto che può essere un esempio è “Toy Story” in 3d e il modo in cui Steve Jobs fu l’unico a insistere perché il personaggio del cowboy Woody rimanesse intelligente e complesso come era stato concepito dalla Pixar. È grazie a questa sua fissazione che Toy Story rimase alla Pixar invece che passare a Disney.
Quando vinse la sua grande scommessa su Pixar, con l’enorme successo di critica e botteghino del suo primo film “Toy Story”, Jobs decise di andare sul mercato.
Le banche d’investimento dissero che non sarebbe andata, specialmente dopo che la Pixar si era finanziariamente svenata nei cinque anni precedenti. Anche John Lasseter, creativo della Pixar, disse a Jobs che avrebbe dovuto aspettare fino al secondo film della Pixar. Ma Jobs insistette.
L’azienda di Topolino avrebbe capito meglio più avanti, pagando sette miliardi e mezzo di dollari per acquisire la Pixar – rendendo così Jobs il maggiore azionista di Disney, mantenendo la Pixar indipendente, e nel frattempo salvando anche il reparto animazione della Disney, un tempo celebre.
“Mi avete portato qui affinché aggiustassi questa cosa, e le persone sono la chiave… ragazzi,se non volete che vada fino in fondo, lunedì non mi vedrete tornare. Ho migliaia di decisioni cruciali più difficili da prendere e se non posso avere il vostro sostegno su questa fallirò. Se quindi non potete farlo, sono già fuori da qui, e potrete darmi la colpa dicendo: ‘Steve non era adatto a questo lavoro”. Questo fu il debutto quando tornò in Apple per la seconda volta.
Questa volta era in grado di scegliere i suoi consiglieri ed ebbe il potere di controllare i successivi progetti di Apple, il che rese possibile l’esistenza di gadget come l’iPod.
Gli obiettivi di Jobs per Apple non erano solo battere la concorrenza, o anche fare soldi: erano di creare il prodotto più grandioso possibile.
Insomma, per diventare come Steve Jobs, bisogna sognare in grande.